Migranti Ventimiglia: mons. Suetta, “la città e i fedeli hanno fatto molto ma bisogna fare di più”. Appello alla Francia

(Ventimiglia) – “Di fronte a questa ennesima morte la reazione è quella del dolore, della compassione per i familiari, ma anche di sofferenza per la nostra impotenza. Un dolore che nasce dallo stridore enorme che c’è tra le possibilità che abbiamo per prevenire questi episodi e le situazioni che accadono”. Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, torna a parlare al Sir della tragica morte del migrante – appena diciassettenne – annegato il 13 giugno scorso alla foce del fiume Roya a Ventimiglia. Si chiamava Alfatehe Ahmed Bachire ed era uno dei circa 250 migranti che vivono nel campo informale sorto lungo il letto del fiume. A questi vanno aggiunti i circa 300 migranti accolti nel campo gestito dalla Croce Rossa al parco Roya e le circa 100 persone – tra minorenni, donne e famiglie – accolte nella chiesa di sant’Antonio nel quartiere delle Gianchette. “Il fatto che vi siano persone che dormono sul greto di un fiume, in condizioni di assoluta precarietà – continua mons. Suetta – sembra ancor più assurdo nel mondo iper-tecnologico in cui viviamo”. Le loro condizioni di vita sono particolarmente critiche perché prive di ogni forma di servizi – non ci sono bagni, né acqua corrente -, mentre cibo e assistenza medica vengono garantiti da associazioni, come Caritas e Ong. “Ventimiglia in questi anni – prosegue il vescovo – ha dato esempio non comune di accoglienza e ospitalità, ma di fronte al disagio di queste persone che non hanno nulla, mi chiedo se noi non possiamo sopportare qualcosa di più”. Il vescovo invita però anche a guardare oltre Ventimiglia e lancia un appello alla Francia, “perché riveda la sua politica di gestione delle frontiere”, e alle Istituzioni internazionali, “perché garantiscano a ciascuno il diritto di non dover lasciare la propria casa o di poter migrare in sicurezza”. Infine, un riferimento al dialogo con le istituzioni locali: “Ci siamo recentemente incontrati – conclude mons. Suetta – con il prefetto e il sindaco e dal confronto è emersa la prospettiva di arrivare, in tempi rapidi, a un’estensione dei posti al campo della Croce Rossa che possa permettere l’accoglienza di quanti oggi si trovano sul letto del fiume e nella chiesa di sant’Antonio”.

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