Liturgia: Trapani, “per un bambino il primo spazio celebrativo dev’essere la casa”

“Per un bambino il primo spazio celebrativo deve essere la casa, in quanto luogo sicuro, e il primo tempo da dedicare alla celebrazione dev’essere quello insieme ai genitori”. Lo ha affermato questa mattina Valeria Trapani, docente di Liturgia presso la Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni evangelista di Palermo e consultore della Congregazione del culto divino e della disciplina dei sacramenti, nel suo intervento al Convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici e liturgici diocesani in corso a Salerno. “Se le categorie di spazio e tempo noi genitori le deleghiamo alla Chiesa istituzionale non verranno mai fatte proprie dai nostri figli”, ha osservato Trapani, aggiungendo che non ci dev’essere “alla domenica l’abbandono dei figli nelle mani del catechista per poi essere prelevati alla fine della celebrazione”. La relatrice ha anche sottolineato la “necessità di una formazione liturgica per i genitori, attraverso una pratica liturgica” anche per evitare “un approccio intellettivo o emotivo”. Trapani ha poi osservato che “la liturgia d’Israele ci insegna a puntare l’attenzione sullo spazio della celebrazione – casa, tempio, sinagoga – ma anche sul tempo – preghiera del pasto, Shabbat e Pasqua”. Di qui l’invito a “valorizzare lo spazio destinando un preciso ambiente della casa per le celebrazioni in famiglia” e a “prestare attenzione al tempo dando un ritmo regolare alla preghiera in famiglia”. La relatrice ha evidenziato “la ricchezza offertaci dal benedizionale”, purtroppo “sconosciuto alle famiglie” e che invece “può educare il bambino all’idea che i propri genitori sono liturghi e che la casa sia Chiesa domestica”. A riguardo, Trapani ha suggerito “la realizzazione nelle parrocchie di un piccolo sussidio con testi estrapolati dal benedizionale da consegnare alle famiglie”. C’è poi – ha continuato – “una criticità rispetto alla liturgia delle ore” che “non è fruibile in una famiglia con dei bambini”. “Non abbiamo una liturgia domestica, cioè degli spazi celebrativi dedicati alla famiglia”, ha rilevato, per questo bisogna “muoversi tra antiche pratiche da recuperare (tradizioni e riti famigliari paraliturgici) che possono aiutarci ad introdurre il bambino in una ritualità della vita e l’introduzione di nuove forme di liturgia domestica che agevoli l’iniziazione alla liturgia dei bambini”. Inoltre, serve “instaurare un rapporto univoco tra segni liturgici e segni della vita ordinaria perché vi sia una coerenza di significato”.

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