Ius soli: card. Montenegro (Caritas), “classe politica che urla non cerca il bene comune”

La legge sullo “ius soli” è “un argomento molto importante in cui decidiamo il nostro futuro” e non si può affrontare come se fosse “in un ring” attraverso modalità da “far west”. “Una classe politica che urla è il modo migliore per dimostrare che non sta cercando il bene comune”: lo ha detto oggi a Roma il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana, durante la presentazione del Rapporto immigrazione 2016 Caritas/Migrantes. “Mi chiedo se problemi così importanti debbano essere affrontati in questo modo in Parlamento – ha affermato -. Sarebbe assurdo se in futuro dovessimo mettere le corde del ring e poi chi la spunta la vince. È un argomento molto importante in cui decidiamo il nostro futuro. Sapersi sedere intorno ad un tavolo è importante”.  Il punto non è dover “pensare tutti alla stessa maniera – ha precisato il card. Montenegro – ma avere l’umiltà di mettere sul campo le nostre idee, confrontarle e scegliere ciò che conta”. “Una classe politica che urla – ha sottolineato – non è il modo migliore per dimostrare che sta cercando il bene comune. Se un partito, un gruppo di uomini, pensa che il suo pensiero possa diventare legge per gli altri, non è che dovremo arrivare al far west per vedere chi resta in piedi e chi rimane steso… Questo mi preoccupa”.

Rispondendo a margine alle domande dei giornalisti il card. Montenegro ha anche criticato l’astensionismo di alcuni partiti in merito: “Diventare spettatori quando c’è una realtà da cambiare non è la posizione migliore. Bisogna dire sì o no dando le dovute motivazioni”. A chi accusa la Chiesa di aiutare prima i migranti e poi gli italiani o che “guadagna” con l’immigrazione ha risposto: “Non c’è chi viene aiutato prima e chi dopo, aiutiamo tutti. Il problema grosso non è l’immigrazione ma l’ingiustizia. Noi non stiamo guadagnando niente, stiamo già facendo accoglienza da tempo, non abbiamo sovvenzioni o premi di produzione. Se poi si dice che gli immigrati prendono 45 euro al giorno invece che 2 euro al giorno, perché non ci chiediamo chi prende gli altri 43 euro? Se le migrazioni dovessero fermarsi anche tanti italiani perderebbero il lavoro”.

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