“La spiritualità africana offre risorse positive da utilizzare nel nostro comune dovere di prenderci cura della nostra ‘casa comune’”. È quanto afferma padre Marcel Uwineza in un intervento pubblicato sull’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica” nel quale analizza “Il contributo dell’Africa” nel rapporta tra “Crisi ecologica e spiritualità”. Per il gesuita, “l’ecologia rappresenta una nuova frontiera per l’etica teologica”. “Quello che è chiaro – prosegue – è che la crescente distruzione dell’ambiente è in massima parte imputabile all’attività umana” e “mentre la terra grida a gran voce, vi sono moltitudini di poveri, uomini e donne, che restano sotto le macerie di un pianeta che crolla”. “C’è un urgente bisogno di riconciliarsi con il creato e di solidarietà nel cercare di trovare soluzioni e pratiche comuni per ridurre al minimo la crescente devastazione del pianeta”, aggiunge padre Uwineza, secondo cui “la tecnoscienza da sola non può risolvere le minacce ecologiche all’esistenza dell’uomo e dell’universo”. “Per quanto riguarda l’impoverimento ecologico, gli africani non fanno eccezione”, rileva il gesuita, facendo riferimento ai molti “casi di abuso e di cattivo uso di risorse naturali di terra, acqua, gas, animali e foreste a causa dell’eccessiva cupidigia, di agricoltura e allevamenti intensivi e della deforestazione”. “Nel caso del creato – ammonisce Uwineza – appare chiaro che siamo tutti solidali nel peccato a causa dell’abuso di esso da parte dell’uomo”. “I maltrattamenti e gli abusi dell’ecosistema a livello individuale e comunitario sono un grave segno che abbiamo dato poca importanza al fatto che la natura ci nutre”, osserva Uwineza, sottolineando che “dobbiamo pentirci di questo peccato originale”.