Corpus Domini: card. Ravasi, “secolarizzazione oggi è tale che sminuisce significato processioni”

“La processione ha un duplice significato: di santificazione del quotidiano, che consiste nel portare nella vita di tutti i giorni la presenza divina, e di testimonianza della fede in un mondo anche secolarizzato. Oggi la secolarizzazione è tale che questo aspetto tende a diminuire sempre di più”. È quanto afferma al Sir il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, parlando della celebrazione ‘romana’ del Corpus Domini che quest’anno, per decisione di Papa Francesco, si terrà di domenica – 18 giugno – e non di giovedì – 15 giugno -, come da calendario liturgico. Esempio di questa secolarizzazione, secondo il cardinale, “le processioni che si facevano un tempo dalla casa alla chiesa e dalla chiesa al cimitero. Oggi non si fanno più, neanche nei piccoli centri, al massimo si va al cimitero se è vicino, altrimenti si preferisce il trasporto in macchina. In una società secolarizzata, che non riconosce più i segni del divino, questo tipo di testimonianza viene meno. Di qui, paradossalmente, la crescente importanza delle processioni, anche per ricordare a un mondo distratto – che sia credente o non credente – i grandi segni religiosi”. Nello specifico “la processione è uno dei grandi simboli che caratterizzano le celebrazioni del Corpus Domini: la Chiesa pellegrina all’interno della storia e per le vie della città. Le radici storiche derivano dal fatto che nel 1264 il corporale con il sangue sgorgato dall’ostia consacrata venne portato da Bolsena processionalmente ad Orvieto. Successivamente la processione del Corpus Domini è diventata la processione principale, in tutti i villaggi, oltre a quella dell’Assunta e del Santo patrono di ogni città”.

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