Giovani e lavoro: Caselli (comitato scientifico) “alternanza scuola-lavoro per fare dello studente un apprendista della vita”

“Lo schema secondo il quale la scuola forma e dà il passaporto per applicare quanto appreso sul posto del lavoro non funziona più. Non c’è più incontro fra domanda e offerta. C’è bisogno di migliori competenze integrate scuola-lavoro ma anche di strumenti politici adeguati: creazione di nuove imprese, nuovi servizi, nuovo lavoro”. Ne è convinto Lorenzo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Istituto Vittorio Bachelet dell’Azione cattolica italiana, che questo pomeriggio ha promosso a Roma il seminario “Quale formazione per quale lavoro? Giovani e lavoro tra esperienze e buone pratiche”. In questa prospettiva l’alternanza scuola – lavoro “assume valore emblematico di innesco di un processo più generale finalizzato ad arricchire le politiche formative e quelle del lavoro attuando una circolarità virtuosa tra scuola, territorio, sistema produttivo”. I ragazzi coinvolti, 653mila, a regime saranno un milione e mezzo. Il 96% delle scuole ha partecipato all’esperienza. Tra gli enti ospitanti anche il terzo settore e soggetti ecclesiali. “Siamo ancora in una fase di rodaggio – osserva Caselli – ma ci si può chiedere come l’esperienza sia stata vissuta dai ragazzi e dalle scuole.
Secondo una ricerca ancora in corso, il 53% degli studenti intervistati manifesta soddisfazione”, ma accanto a casi di eccellenza “si registrano anche casi di manovalanza e sfruttamento”. Contraddizioni – sottolinea Caselli – “ma anche grandi potenzialità sulle quali investire scommettendo sul protagonismo e la creatività dei soggetti coinvolti”. Per il relatore “i processi di insegnamento e apprendimento dovranno sempre più avere una dimensione di trasversalità: così operando è possibile andare oltre una conoscenza scolastica decontestualizzata rispetto alla realtà quotidiana, sarà possibile attivare nel ragazzo nuove capacità cognitive relazionali, di sintesi, creative. L’alternanza può edificare una cittadinanza intergenerazionale, ma non si improvvisa e non ci sono soluzioni preconfezionate. Occorre sperimentare nuovi strategie, modelli, contenuti”. Lo studente “si trasforma così in apprendista della vita e per la vita e il lavoro è un modo sicuro per essere cittadini e uomini liberi”.

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