Fine vita: don Viviani (Verona), “con morfina culturale si cerca di ignorare la morte”

Nel mondo di oggi si cerca di ignorare la morte utilizzando la “morfina culturale”. Lo ha sottolineato don Maurizio Viviani, delegato episcopale per la pastorale studentesca e universitaria di Verona, per il quale “il flusso torrentizio d’immagini che ci raggiungono ogni giorno ci ha abituato alla morte, ma non al morire, anestetizzando il senso che va attribuito alla vita umana e al suo dignitoso compiersi”. Nel suo intervento alla conferenza “Generare, vivere, morire”, don Viviani ha puntato il dito contro il “pensiero dominante” che “sta cercando di imporre il diritto di morire come meglio si crede, anche deridendo la morte o banalizzandola” e “sta rimuovendo il diritto di vivere la morte, nostra e delle persone che amiamo, umanamente e con dignità”. Il convegno, organizzato dalla diocesi di Bolzano-Bressanone con il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, la città di Bolzano e l’associazione culturale ScienzaSaluteSocietà, ha riunito medici, esperti di diritto ed esponenti della comunità ecclesiale per riflettere sulla Nuova Carta per gli operatori sanitari. Quanto alla proposta di una legge che regolamenti la fase terminale della vita, Elsa Vesco, presidente del Tribunale ordinario di Bolzano, ha espresso “l’auspicio di scelte razionali, improntate ad equilibrio e fiducia, di una buona tecnica e qualità legislativa, chiarezza della disciplina e delle regole, prevenzione di lacune che prestino il fianco ad interpretazioni discordanti con conseguenze irreversibili per il paziente, il medico e il personale sanitario, certezza del diritto, al fine di dare attuazione concreta ai valori fondamentali della dignità e del rispetto della persona ed al principio di uguaglianza”.

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