Fine vita: Chendi (Santa Sede), “cultura odierna desacralizza il dolore”

Il rischio che la medicina affidi “alla tecnologia la risoluzione dei problemi, senza considerare con altrettanta attenzione i bisogni e le attese complessive della persona” può presentarsi anche “per l’ultimo tratto della vita umana, incalzati anche dal recente dibattito politico-legislativo in materie che afferiscono complessivamente al cosiddetto fine vita”. Lo ha denunciato padre Augusto Chendi, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, intervenendo oggi alla prima conferenza “Generare-Vivere-Morire” organizzata a Bolzano dalla diocesi di Bolzano-Bressanone in collaborazione con il Dicastero vaticano. “La cultura odierna, che in diversi modi ha operato la desacralizzazione del dolore e della sofferenza, è accompagnata spesso dal rifiuto della malattia e dalla rivendicazione del cosiddetto ‘diritto alla salute’”, ha sottolineato padre Chendi ricordando che temi quali, ad esempio, il rapporto medico-paziente in vista del consenso informato, l’eutanasia e l’accanimento terapeutico, la sedazione palliativa profonda in fase terminale, l’idratazione e la nutrizione artificiali sono tutti “problemi che interpellano la coscienza del mondo scientifico come della comunità dei credenti per interpretare in modo non scontato o meccanicistico l’essere per l’altro, anche e soprattutto nell’ultimo tratto di vita della persona, accompagnandola lungo i tortuosi sentieri del soffrire”.

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