Mediterraneo: presentato oggi a Roma l’Atlante geopolitico

È stato presentato oggi a Roma l’Atlante geopolitico del Mediterraneo (Bordeaux Edizioni), curato dall’Istituto di studi politici “S. Pio V” presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”. “Le Primavere arabe – si legge in una nota – sembrano un lontano ricordo e la pallida speranza dell’avvio di un processo di democratizzazione e di partecipazione sociale che non si è mai compiutamente realizzato. Al contrario, esse hanno invece determinato l’attuale fase storica, caratterizzata da una profonda incertezza e da una forte instabilità in tutta l’area del Mediterraneo. In un contesto così instabile e in continua evoluzione, ha potuto crescere, prosperare e affermarsi lo Stato Islamico, arrivando a controllare enormi porzioni di territorio iracheno e siriano. In quelle regioni la paura, la violenza e la negazione di ogni diritto della persona si sono affermate come poche altre volte nella storia dell’umanità”. L’Atlante geopolitico del Mediterraneo 2017 analizza questi e altri fenomeni attraverso undici schede relative alla storia e all’attualità dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, arricchite da approfondimenti sulla politica dell’Unione europea nella regione e sul fenomeno dei foreign fighters.
“Il rapporto tra il Mediterraneo e l’Europa è tuttora ambiguo e contraddittorio: il vincolo millenario tra l’antico Mare nostrum e il Vecchio Continente stenta a strutturarsi anche da un punto di vista politico”, ha commentato Antonio Iodice, presidente dell’Istituto di studi politici S. Pio V che ha realizzato l’Atlante. “La geografia, in questo caso, non è premiante: il Mediterraneo è oggi viatico di ‘viaggi della disperazione’, speranze affidate a imbarcazioni di fortuna, malvagità da parte di chi non si vergogna di organizzare tratte di uomini e donne, fughe precipitose da persecuzioni e guerre”, ha aggiunto Iodice, per il quale “uno sforzo comune, che unisca amministratori e società civile, deve condurci a un salto di livello e indurci a considerare quelle acque e quelle sponde come un potenziale di ricchezza e di sviluppo, non di rischio o di morte”.

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