Media vaticani: mons. Viganò (SpC), per la riforma “ci vogliono quattro anni. Sono soddisfatto del lavoro fatto finora”

Per la riforma dei media vaticani “abbiamo valutato che ci vogliono quattro anni, più uno di assestamento. Due sono già passati e mi ritengo soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto”. Lo afferma monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC) della Santa Sede, in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di “Prima”, mensile che si occupa di come funziona e cambia il sistema dell’informazione. “Si è trattato di due anni intensi e coinvolgenti”, spiega il prefetto, aggiungendo che “un pilastro su cui ci siamo basati è stato quello della formazione” perché “per noi il valore più importante sono le persone, il cosiddetto capitale umano”. Non sono mancate le difficoltà: la prima “è prettamente istituzionale perché alcuni di questi organismi erano enti autonomi, altri rispondevano alla Curia romana e altri ancora allo Stato della Città del Vaticano”, il “mettere insieme persone che per la stessa mansione lavorativa ricevono retribuzioni differenti”, il superamento della “mentalità culturale del ‘si è sempre fatto così’”. Le persone coinvolte, prosegue il prefetto, sono “circa 700, il che fa capire quanto sia difficile ma anche ineludibile affrontare la questione” ma “i risultati si vedono perché, giorno dopo giorno, riusciamo a coinvolgere qualcuno in più”. Viganò sottolinea anche che “l’importante è che vi sia un’unica e coerente linea editoriale” visto che “fino a poco tempo fa non esisteva una linea editoriale unitaria”. Il prefetto poi osserva come “tenere presente la variabile dell’errore ci è di grande aiuto” e, rispetto ad un certo “conservatorismo”, rileva che “si tratta di pochi, ma avvelenano i pozzi” da cui “beviamo tutti”. “Non penso che tali patologie scompaiano perché vi sarà sempre un aspetto residuale della malattia”, conclude Viganò, evidenziando che “l’importante è definirla come tale e tenerla sotto controllo”.

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