Migrante morto a Milano: Osculati (Comune), “lavorare insieme perché nessuno sia più abbandonato”

“La settimana che si è conclusa ha visto la Stazione Centrale teatro di due fatti ben diversi, ma che mi paiono due facce della stessa triste medaglia. Il primo è il blitz di martedì 2 maggio: manovra spettacolare da parte della polizia con cavalli, cani, un elicottero, un pullman che ha portato via 52 persone, di cui 12 accompagnati alla frontiera e cinque che hanno scoperto proprio in Questura che la loro richiesta di protezione umanitaria è stata finalmente accolta dallo Stato italiano. Il secondo fatto è la tragica decisione di un giovane migrante, privo di documenti, giunto dal Mali un anno e mezzo fa, di togliersi la vita” domenica 7 maggio “nella via che fiancheggia la stessa stazione, non lontano dal Centro di Aiuto sociale del Comune, allestito vicino alla Centrale”. Lo afferma Roberta Osculati, consigliere comunale di Milano, presidente della Commissione periferie e presidente della Commissione di studio sulle Politiche familiari. Il primo episodio “si è svolto come un film, con molto rumore e spettacolarizzazione; il secondo nell’assoluto silenzio, forse facendo sorgere un po’ di rimorso e senso di colpa in qualcuno di noi… In entrambi i casi l’attenzione è ricaduta su poveracci vittime delle loro fragilità e di una città incapace di rilanciarle a nuova vita”.
Osculati aggiunge: “In entrambi i casi il palcoscenico è stata la stazione – povera, stracciona, sporca, ferita, anonima, chiusa – terra di tutti e di nessuno, luogo di passaggio per chi entra e chi esce dalla città, luogo del confine metropolitano, simbolo di un’umanità distratta e di corsa, spazio che si apre verso mete sempre nuove e diverse… ma dove qualcuno questo viaggio l’ha dovuto bruscamente interrompere, per sventura o per scelta. A me entrambi i fatti richiamano l’urgenza di lavorare insieme nella quotidianità – non nell’eccezionalità – nella gestione dei migranti, per rafforzare gli interventi messi in atto, nel rispetto delle persone e nello stile di una città che può essere accogliente e inclusiva, che mette al centro la forza dell’integrazione e della convivenza, affinché nessun uomo, donna o bambino possa sentirsi più abbandonato”.

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