Biotestamento: don Arice (Cei), “nessuno sia nella condizione di chiedere la morte prima del tempo”

(Bologna) “La questione non è tanto la tutela del diritto di ogni persona a rinunciare a cure indesiderate (diritto già assicurato dalla stessa Costituzione italiana all’art. 32) ma una mobilitazione perché l’indifferenza, l’abbandono o altri interessi di sorta non mettano nessuno nella condizione di chiedere la morte prima del tempo”. Lo ha affermato oggi pomeriggio don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, introducendo, a Bologna, il XIX Convegno nazionale dei direttori diocesani e degli operatori della Pastorale della salute. “Vogliamo abitare e guardare con schiettezza il nostro amato Paese nel quale sono sempre più numerose le persone che fanno fatica a vivere e a curarsi quando sono malate”, ha sottolineato Arice, rilevando che “le preoccupazioni non mancano a cominciare da quelle che emergono leggendo la proposta di legge in discussione ora al Senato sulle disposizioni anticipate di trattamento (Dat)”. “L’avanzare di una cultura che rischia di ‘produrre scarti umani’, come ci ha ricordato il Papa all’udienza del 10 febbraio, o che ‘in nome della qualità di vita, pensi che ci siano vite meno degne di essere vissute’, come ha scritto nel messaggio per la Giornata mondiale del malato del 2015, è preoccupante”, ha proseguito il direttore. Per questo – ha puntualizzato don Arice – “pur nel rispetto del pensiero di ciascuno, soprattutto degli stessi malati, reagiamo a questa crisi antropologica che sacrifica l’uomo sull’altare del profitto e soprattutto vogliamo rinnovare il nostro impegno ad accompagnare con sollecitudine la vita di ogni uomo in ogni stagione della sua esistenza, coscienti che una civiltà mostra la sua grandezza e la sua maturità nella misura in cui sa prendersi cura delle persone più deboli e fragili”.

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