Elezioni Francia: Darnis (Iai), “Macron favorito. Candidato di centro che unisce destra e sinistra”

“È stata una campagna lunga, a tratti logorante, quella che ha portato al faccia a faccia decisivo di domenica 7 maggio fra Marine Le Pen e Emmanuel Macron, al secondo turno delle presidenziali francesi”. Jean-Pierre Darnis, direttore del Programma sicurezza e difesa dell’Istituto affari internazionali, riflette sul voto che attende domenica la Francia. “Per quanto riguarda la Le Pen, la sua presenza – osserva – è ormai percepita come normale, tanto il Front National si è affermato nelle urne negli ultimi scrutini. Il paradosso sta nell’altro sfidante, Emmanuel Macron: si presenta come il favorito mentre la sua candidatura appariva molto fragile fino a pochi mesi fa”. Macron realizza “quello che molti hanno tentato senza riuscirsi, una candidatura di centro che unisca la destra e la sinistra intorno a una piattaforma riformista, centrando l’obiettivo di Giscard d’Estaing che già voleva mettere d’accordo” sul suo nome “due francesi su tre”. Per Darnis, Macron “rappresenta un’espressione politica in piena evoluzione. Da un lato, è un compromesso anti-Le Pen: il candidato giovane che appare il migliore rifugio per il campo dei moderati impegnato a evitare un’ulteriore affermazione del candidato del Front National. Dall’altro, rappresenta una nuova cesura nella politica francese, che rimette in questione il classico bipolarismo destra/sinistra”.
Ma le votazioni per l’Eliseo non completano il quadro politico d’Oltralpe, perché a giugno sono previste le legislative, con un sistema elettorale che difficilmente assegnerà una vittoria netta, obbligando il futuro Presidente della Repubblica (Macron appare in vantaggio in tutti i sondaggi) a una probabile “coabitazione”. “Anche se il movimento di Macron, En Marche, potrebbe beneficiare di una vittoria del suo leader alle presidenziali di sinistra, sembra difficile pensare – aggiunge il commentatore – che possa governare da solo. Il che lascia la porta aperta a eventuali coalizioni sia con i socialisti che con i républicains”. La Francia “dovrà quindi re-imparare a governare in coalizione, una prassi che risale al periodo politico precedente la Quinta Repubblica”.

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