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Riflettendo sulla prima Lettura tratta dagli Atti degli apostoli, nella quale Paolo si congeda dalla Chiesa di Efeso che lui stesso aveva fondato, nell’omelia della Messa celebrata questa mattina a Casa Santa Marta, Papa Francesco spiega che Paolo è il modello del vero pastore, uomo libero, che ha servito senza compromessi e senza appropriarsi del gregge, sentendosi “un servitore”. Lo riferisce Radio Vaticana. “Tutti i pastori – afferma Francesco – dobbiamo congedarci. Arriva un momento dove il Signore ci dice: vai da un’altra parte, vai di là, va di qua, vieni da me. E uno dei passi che deve fare un pastore è anche prepararsi per congedarsi bene, non congedarsi a metà. Il pastore che non impara a congedarsi è perché ha qualche legame non buono col gregge, un legame che non è purificato per la Croce di Gesù”. “Una delle cose che darà tanta pace al pastore quando si congeda – spiega il Papa – è ricordarsi che mai è stato un pastore di compromessi”, sa “che non ha guidato la Chiesa con i compromessi. Non si è tirato indietro”. Il pastore, inoltre, è “costretto dallo Spirito”, sa che “è in cammino” e “continua perché lui non ha cosa propria, non ha fatto del suo gregge un’appropriazione indebita. Ha servito” e continua a farlo sempre con “il cuore aperto alla voce di Dio”. L’ultimo tratto del vero pastore è non sentirsi “il centro della storia, della storia grande o della storia piccola”, non è il centro, è “un servitore”. Francesco cita un detto popolare: “Come si vive, si muore; come si vive, ci si congeda”. E Paolo si congeda con una “libertà senza compromessi” e in cammino. “Così – conclude il Papa – si congeda un pastore”.