Minori migranti: Unicef, “canali umanitari legali e sicuri per donne e bambini da Libia e Niger”

“Canali umanitari legali e sicuri per donne e bambini che partano non solo dalla Libia ma anche dal Niger e altri Paesi africani in difficoltà, sotto l’egida dell’Onu e dei governi. Altrimenti li esponiamo a violenze orribili e condizioni disumane. In Libia ci sono centri di detenzione che, come dice il Papa, sono campi di concentramento. Non possiamo lasciare i bambini lì”. È l’appello lanciato oggi a Roma da Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, parlando ai giornalisti a margine della presentazione del rapporto “Bambini sperduti”. Il riferimento è all’entrata in vigore dell’accordo tra Italia e Libia che prevede l’addestramento della guardia costiera libica per fermare le partenze. “Ci sono 34 centri detenzioni in Libia, in 14 siamo riusciti ad entrare ed  abbiamo potuto verificare che le situazioni sono difficili – ha detto Iacomini -. Contiamo nei prossimi mesi di portare il nostro aiuto. Ma ci sono altri centri che sfuggono al controllo del governo centrale. Questa situazione è molto preoccupante, non si può entrare e sappiamo che ci sono forze crudeli che li gestiscono. Le condizioni di vita sono al limite dell’umanità dal punto di vista igienico-sanitario e bambini che subiscono violenza ogni giorno”. Iacomini ricorda che “i respingimenti sono contrari al diritto internazionale umanitario, gli Stati si impegnino a proteggere tutti in bambini, visto che in Libia c’è una situazione di instabilità cronica”.  Iacomini ha denunciato anche “situazioni di lager all’interno dell’Europa che facciamo finta di non vedere”, come “i bambini lasciati in condizioni disumane al confine con la Bulgaria, con la Serbia e l’Ungheria”. “Per i bambini noi rifiutiamo la distinzione terminologica tra richiedenti asilo e non – ha concluso Iacomini -. Chiunque fugge deve essere protetto”.

 

 

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