Diocesi: mons. Satriano (Rossano-Cariati), “valorizzare il territorio e i suoi tesori”

“Dobbiamo continuare a declinare la grammatica del noi”. Così mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati, ha salutato la nascita della Associazione “Rossano Purpurea”, sorta su suo input, al fine di valorizzare il centro storico di Rossano, sulla scia degli eventi di promozione realizzati in occasione del ritorno in città del Codex Purpureus Rossanensis. L’arcivescovo ha scelto la cornice della presentazione alla città del nascente sodalizio, che raggruppa imprenditori e professionisti, avvenuta presso l’Auditorium della Fabbrica di Liquirizia Amarelli, per annunciare le idee progettuali messe in campo dall’arcidiocesi al fine di rendere il centro storico e gli spazi che abbracciano la cattedrale e il Museo diocesano e il Codex luoghi accoglienti e fruibili da turisti e cittadini. L’immobile dell’ex palazzo De Falco che si affaccia sull’ingresso della cattedrale e dell’episcopio, acquistato dalla arcidiocesi, è stato interessato – spiega una nota – da mirati lavori di ristrutturazione e ospiterà, al piano superiore, un servizio di accoglienza per turisti, mentre i locali del pianterreno, che si aprono direttamente sulla piazza, saranno riservati ad un luogo espositivo e di vendita delle eccellenze dell’artigianato locale. “Il nostro centro storico – ha affermato mons. Satriano – è da tutti indicato tra i più belli della Calabria, ma allo stesso tempo appare, agli occhi dei visitatori, vuoto, senza vita. Esso è un luogo per troppo tempo tradito da noi stessi”. Da qui l’invito a perseguire cammini comuni e condivisi, a mettere insieme forze economiche, imprenditoriali e intellettuali, al fine di riportarlo ad essere un luogo attrattivo, spazio di speranza per i nostri giovani”. “Plaudo all’iniziativa che oggi nasce, poiché sono convinto – ha aggiunto il presule – che attraverso questi momenti, tesi a valorizzare il territorio e i suoi tesori, capaci di mettere insieme idee e progetti, si potranno aprire nuove strade e nuove prospettive, soprattutto per i nostri figli e le nuove generazioni verso le quali abbiamo il dovere di lasciare in eredità percorsi di speranza”.

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