Santa Sede: all’Oms, “sistemi sanitari migliori per tutti, in particolare i più disagiati”

“Sistemi sanitari migliori” in grado di “offrire interventi efficaci e accessibili per la prevenzione e le cure per tutti, in particolare per le persone più bisognose, in estrema povertà e più disagiate delle nostre società, inclusi i migranti e i rifugiati”: è quanto ha chiesto oggi pomeriggio la delegazione della Santa Sede presente alla 70ª Assemblea mondiale della Sanità in corso a Ginevra dal  22 al 27 maggio. Nell’intervento, pronunciato dall’arcivescovo Ivan Jurkovič, capo delegazione, la Santa Sede ricorda che “sistemi sanitari forti e resilienti” sono “un elemento chiave per raggiungere gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile”. “Gli sforzi messi in atto a livello nazionale per costruire sistemi sanitari migliori – ha proseguito – richiederanno certamente una guida tecnica continua da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonché il sostegno dei partner per lo sviluppo al fine di superare la mancanza di disponibilità finanziaria nel campo della salute”. La Santa Sede ha chiesto che i sistemi sanitari pongano al centro “la persona umana e i suoi bisogni fisici, emotivi e spirituali, al centro della cura fornita, nel pieno rispetto della sacralità della vita umana in tutte le sue fasi e della dignità di ogni persona”.

Ma soprattutto ha auspicato che i governi centrali “non si concentrino soltanto su sistemi direttamente coordinati e gestiti da istituzioni statali”, ma abbiano un “approccio inclusivo” che comprenda “le organizzazioni religiose il cui contributo alla fornitura di servizi sanitari è fondamentale”. Attualmente la Chiesa cattolica ha oltre 116.000 istituzioni sociali e sanitarie in tutto il mondo, che dovrebbero “essere incluse nella formulazione di politiche in materia” e “avere accesso a risorse adeguate per garantire la forza e la capacità di tali attività nei settori religioso e non governativo”. La delegazione vaticana ha messo in evidenza la necessità di “una fornitura affidabile di medicinali e tecnologie” nei Paesi a reddito medio-basso, dove la disponibilità di farmaci essenziali “è solo il 56% nel settore pubblico”. Inoltre, “appena l’1% di tutti i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo sanitario è destinato a malattie che interessano prevalentemente i Paesi in via di sviluppo”. “Dobbiamo instaurare partnership che consentano di allineare la ricerca e lo sviluppo in ambito sanitario alle richieste e alle esigenze globali della salute – ha auspicato -, al fine di garantire un maggiore accesso ai farmaci essenziali per tutti”. A questo scopo il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale organizzerà una conferenza internazionale sul tema “Affrontare le disparità globali in materia di salute” dal 16 al 18 novembre 2017 in Vaticano.

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