Filippine: chiese ed edifici a fuoco durante attacco a Marawi (Mindanao). Leader religiosi contrari a legge marziale

A Marawi, nell’isola filippina di Mindanao, un gruppo di terroristi affiliati all’Isis ha cercato ieri di prendere possesso della città e dato fuoco, tra l’altro, a chiese, ospedali ed edifici cristiani. In risposta a questo attacco il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha stabilito la legge marziale per 60 giorni nell’isola, una decisione contestata dai leader religiosi e dagli attivisti per i diritti umani perché evoca i periodi bui della dittatura di Ferdinand Marcos. Padre Teresito Suganob, vicario generale della prelatura di Marawi ha riferito all’agenzia Ucanews che è stato appiccato il fuoco alla cattedrale di St Mary e alcune persone sono state prese in ostaggio. Il vescovo di Kidapan (a Mindanao) monsignor Jose Collin Bagaforo si è detto però contrario alla legge marziale: “Era meglio fosse limitata solo a Marawi e non estesa a tutta Mindanao”. Secondo il padre redentorista Amado Picardal, responsabile delle comunità ecclesiali di base, il provvedimento “è una scusa per estendere il controllo dittatoriale”. Anche i leader musulmani giudicano la decisione “molto pericolosa” perché “persone innocenti possono essere arrestate illegalmente per semplici sospetti”. Gli attivisti per i diritti umani dicono che la legge marziale “non è giustificata e produrrà solo ulteriori problemi”. Temono che saranno “intensificate le operazioni militare, compresi i bombardamenti aerei, che possono uccidere e coinvolgere centinaia di civili”.

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