Nuova carta operatori sanitari: don Arice (Cei), “occasione per puntare l’attenzione sulle questioni”

“Si moltiplicano le minacce sulla vita, ci sono nuove prospettive da un punto di vista scientifico e tecnologico, c’è una nuova situazione culturale per cui in nome della libertà individuale larghi strati dell’opinione pubblica giustificano alcuni delitti contro la vita e, su tale presupposto, ne pretendono non solo l’impunità, ma persino l’autorizzazione da parte dello Stato, al fine di praticarli in assoluta libertà ed anzi con l’intervento gratuito delle strutture sanitarie. Così Giovanni Paolo II spiegava i tre motivi che lo avevano indotto a scrivere l’enciclica Evangelium vitae. Motivi che sembrano riguardare l’oggi. Ed è in questo contesto che nascono sia l’Evangelium vitae sia la Carta degli operatori sanitari”, la cui prima versione è di quegli anni. Lo ha sottolineato stamattina don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo a Torino, alla giornata di studio sulla nuova carta degli operatori sanitari, promossa dall’Associazione medici cattolici italiani e Centro di formazione Cottolengo. “Oggi – ha proseguito don Arice – siamo in un contesto polisemico, in cui ciascuno dà alle parole il significato che vuole. Anche nel contesto della cura, dire a un operatore di trattare il malato come persona non ha un significato univoco. C’è da chiedersi, allora, davvero dove è andato a finire il giuramento di Ippocrate, risalente al IV secolo avanti Cristo, nel passaggio in cui dice: ‘non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo'”. In passato, ha evidenziato il direttore dell’Ufficio Cei, “sulla certezza che il medico fosse sempre per la cura si fondava la fiducia del paziente verso il medico stesso”.
Perché oggi una nuova Carta degli operatori sanitari? Innanzitutto, ha rilevato don Arice, “la Carta riporta il magistero della Chiesa su questi temi, ma una verità non è tale perché è sostenuta dal magistero, piuttosto il magistero la sostiene perché è vera. Si tratta di una precisazione importante, per evitare di essere etichettati come di parte e la nostra proposta come confessionale. La nuova Carta degli operatori sanitari è un’occasione per puntare l’attenzione sulle questioni e non su chi le dice”.

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