Comunicazione: Fabris (Università Pisa), “è autentica quando verificabile” e “credibile”

“La comunicazione può essere detta autentica se è anzitutto una comunicazione di cose che sono autentiche, cioè vere e che si possono verificare. Ma nel caso qualcosa non possa essere verificato, bisogna dare fiducia e credito ad altre persone. E quindi la comunicazione autentica è basata sulla credibilità di chi sta comunicando, basata sull’autenticità delle persone”. Lo ha affermato Adriano Fabris, docente all’Università di Pisa, nel corso della quarta diretta del percorso di #incontriweca “Comunicare speranza e fiducia”. Parlando di “Comunicazione autentica”, Fabris si è soffermato anche sulla “spettacolarizzazione dell’autenticità”, cioè “l’esibizione di quello che si è, si pensa, ciò in cui si crede” a cui “i social hanno dato un grande contributo”. “Alcuni studiosi – ha spiegato – recentemente l’hanno chiamata ‘autenticismo’, proprio per distinguerla dal significato originario, buono e vero di autenticità”. “L’autenticismo è qualcosa che fa finta di esprimere pubblicamente se stesso, ma esprime, vende e spettacolarizza quella parte di se stesso che serve sempre di più per vendere un proprio prodotto, una propria opinione o, magari, vincere le elezioni”, ha aggiunto Fabris, ammonendo che “bisogna stare attenti e diffidare di chi in tono apparentemente autentico va in giro dicendo di detestare la retorica”. L’ultimo appuntamento, dei cinque in calendario, è in programma per mercoledì 24 maggio, alle 18.30, con Alessandra Carenzio e don Marco Rondonotti del Cremit dell’Università Cattolica sul tema “Proposte e strumenti per una nuova cultura dell’informazione”.

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