Salute: don Arice (Cei), “ancora attuali gli obiettivi della Giornata del malato voluta da Giovanni Paolo II”. “Attenzione alla cultura dello scarto”

“Il compito pastorale non può essere legato solo alla relazione con la persona malata, ma l’accompagnamento pastorale, sanitario, umano  si traduce in una presa in carico anche di tutto il contesto che c’è intorno, quindi la famiglia e anche gli operatori sanitari. Tutto ciò si coglie anche nel cambio semantico che ha avuto nel tempo il nostro ufficio: da pastorale dei malati o della sofferenza a pastorale sanitaria e infine a pastorale della salute, in cui è compreso anche un compito educativo e la promozione di una cultura della vita”. Lo ha detto don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, intervenendo stamattina a Napoli all’incontro “Vicino al sofferente… con competenza ed amore”, promosso dal Forum sociosanitario di ispirazione cristiana e dall’Associazione italiana medici cattolici all’Ospedale Cardarelli. Don Arice ha presentato il libro “Come il samaritano. Dall’intuizione di San Giovanni Paolo II alla pastorale della salute”, realizzato dall’Ufficio Cei per i 25 anni della Giornata mondiale del malato.

“Se c’è una crisi che stiamo vivendo nel tempo attuale – ha fatto notare don Arice – è quella del senso. Non possiamo accostarci a una persona malata, dimenticando che in lei la domanda di senso, sia espressa sia inespressa, è acutissima. Il tentativo di Giovanni Paolo II era perseguire una salute integrale della persona e un accompagnamento globale del mondo della sofferenza”. Oggi “la crisi antropologica non mette più l’uomo al centro, ma il profitto. Quando Papa Francesco ci ha ricevuti in udienza lo scorso 10 febbraio ha richiamato ancora una volta la cultura dello scarto che fa vedere le sue dolorose conseguenze proprio nel settore sanitario e ha messo in guardia dal rischio di speculare sulle disgrazie altrui, quando non si mette al centro la dignità della persona”. Don Arice ha ricordato l’attualità dei sei obiettivi che Giovanni Paolo II mirava a raggiungere con l’istituzione della Giornata mondiale: “Sensibilizzare il popolo di Dio sulla necessità di assicurare l’assistenza agli infermi, aiutare chi è malato a diventare soggetto valorizzando la sua esperienza da un punto di vista umano e di fede, coinvolgere le diocesi in quella che allora si chiamava pastorale sanitaria, favorire il volontariato, richiamare la formazione degli operatori sanitari, far meglio comprendere l’importanza dell’assistenza religiosa, che oggi diventa una cultura della salus, una cultura della cura”.

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