Musei ecclesiastici: Primerano (Amei), serve una “riorganizzazione” che dia stabilità e futuro

Per “dare continuità” ai musei ecclesiastici e far sì che essi possano offrire “la loro specificità e ricchezza”, serve “stabilità, oltre che una riorganizzazione del comparto”. Lo ha affermato Domenica Primerano, presidente dell’Associazione Musei ecclesiastici italiani (Amei), che nel suo saluto ai partecipanti al convegno “Musei ecclesiastici, quale identità”, organizzato dall’Amei in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana, ha sottolineato che i musei ecclesiastici, “che hanno pochi dipendenti e molti volontari”, devono essere “luoghi di inclusione, dove si accoglie l’altro, comprese le persone svantaggiate, luoghi di sperimentazione perché dobbiamo occuparci della cultura del nostro tempo”. Queste realtà, infatti, sono “il deposito della storia del cristianesimo nel territorio in cui sono inseriti”, ha evidenziato mons. Carlos Alberto Azevedo, del Pontificio Consiglio della cultura, ricordando che “assumono anche una funzione catechetica con un’interpretazione ecclesiale delle opere, trasformando la visita in un’esperienza di evangelizzazione”. “I musei – gli ha fatto eco padre Nuno da Silva Gonçalves, rettore della Gregoriana – sono luoghi di memoria viva senza la quale il presente e il futuro rimarrebbero privi di fondamento e identità. È necessario dunque tutelarli e valorizzarli”. Ma, ha concluso Marcello Tagliente, della direzione generale dei Musei del Mibact, “devono essere attrattivi, emozionare in maniera corretta, avere un rapporto con il territorio e con tutti i portatori di interesse, facendo fronte alla frammentazione con la promozione di un dialogo e del lavoro in rete”.

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