Migrazioni: Quartapelle, “Ong non più libere di operare e 300mila migranti intrappolati in Libia”

“La vicenda delle Ong significa che oggi non saranno più libere di operare come prima. La direzione presa è quella di sigillare i confini della Libia e pattugliare sempre di più il mare, dimenticando la parte abominevole di quanto succede nei campi libici per migranti: circa 300.000 persone resteranno sempre più sole e intrappolate. Bisogna quindi fare pressione per far entrare le organizzazioni internazionali perché le persone escano dalla Libia il prima possibile”. Lo ha spiegato agli studenti della Pontificia Università Gregoriana la deputata Lia Quartapelle, segretaria della Commissione affari esteri alla Camera dei deputati, intervenendo stasera a Roma al primo incontro del corso di formazione del Centro Astalli, dedicato alla politica europea sulle migrazioni. “La popolazione africana in Europa è il 2% delle migrazioni africane nel mondo, siamo spaventati da flussi ridicoli”, ha detto Quartapelle, ripercorrendo i cambiamenti degli ultimi decenni nei rapporti tra Italia e Africa, soprattutto in relazione al tema migrazioni. “L’Europa ha chiesto ai governi africani di gestire i confini e ha dato 1 miliardo e 800 milioni di euro per realizzare progetti per gestire i profughi nei Paesi di transito e dare opportunità di lavoro. L’Italia è il Paese che mette di più: 10 milioni di euro e ha realizzato i primi progetti nel Corno d’Africa”. Al momento, ha ricordato, è però “in corso la peggiore carestia nel Corno d’Africa che si sovrappone alla crisi in Sud Sudan, con milioni di persone che rischiano di diventare sfollati interni o potenziali migranti”. “In una Europa pressata da diverse crisi (rapporti con la Russia, la Siria, la Libia, le vicende interne, le difficoltà transatlantiche) – ha osservato – adottare un approccio di prevenzione e mettere soldi in più è difficile, ma è un gatto che si morde la coda”. A suo avviso “serve una pressione maggiore dell’opinione pubblica alla politica sui temi strutturali che originano le migrazioni, per aiutarla a prendere decisioni che restino nel tempo e entrino a far parte dell’agenda politica, come oggi purtroppo non è”. Ed ha invitato a distinguere tra i Paesi membri e le istituzioni dell’Ue, che hanno chiesto la relocation di 160.000 migranti arrivati in Europa entro il luglio 2017 ma non è stata realizzata per mancanza di volontà politica di alcuni Paesi, visto che “più ci si allontana dal Mediterraneo più è difficile avere una opinione pubblica e politica disponibile a pensare in modo strategico e giusto alle migrazioni”.

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