Cara di Capo Rizzuto: don Zappolini (Cnca), “meglio strutture piccole e di qualità”. Invito a “vigilare di più”

Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) apprende “con grande preoccupazione, ma non con sorpresa”, gli esiti delle indagini che riguardano il Cara di Isola di Capo Rizzuto. “La nostra Federazione – dichiara don Armando Zappolini, presidente del Cnca – aveva segnalato più volte, in diverse sedi, tutti i dubbi e gli elementi di fatto che avevamo” su un personaggio “autore di affari loschi e pericolosi. È noto che ci opponemmo con forza alla sua elezione nel coordinamento del Forum, provocando non solo l’uscita delle Misericordie dal più importante organismo di rappresentanza del terzo settore, ma anche malumore in qualcuno, che trovò la nostra opposizione troppo intransigente”.

Secondo il presidente del Cnca “i fatti di Crotone sono un monito per tutti”: “le grandi strutture di accoglienza non soltanto violano la dignità e i diritti delle persone migranti, ma costituiscono anche un forte fattore di attrazione per interessi illeciti e criminali”. “È ovvio – prosegue – che appalti con importi elevati e gestiti con procedure non trasparenti aprono un’autostrada per le organizzazioni criminali e mafiose. Continuare a gestire le migrazioni come se fossero un’emergenza, senza costruire un sistema diffuso di accoglienza, costituito da strutture piccole e con adeguati standard professionali, è il peccato originale che alimenta malaffare e xenofobia. Ci dispiace notare che, anche con il decreto Minniti, si continua a procedere nella direzione sbagliata”. Don Zappolini invita “sia il terzo settore sia la Chiesa cattolica” ad “essere più vigili e incisivi nei confronti di soggetti chiaramente screditati. Quando le informazioni raccolte da più fonti autorevoli di un territorio evidenziano situazioni particolarmente gravi, come in questo caso, è doveroso prendere le distanze e, se possibile, contrastare le attività di chi ha scelto di speculare sulla pelle dei più deboli e marginali”.

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