Papa a Fatima: benedizione delle candele, con Maria “torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza”

“La misericordia di Dio non nega la giustizia, perché Gesù ha preso su di sé le conseguenze del nostro peccato insieme al dovuto castigo. Egli non negò il peccato, ma ha pagato per noi sulla Croce. E così, nella fede che ci unisce alla Croce di Cristo, siamo liberi dai nostri peccati”. Lo ha detto il Papa, nell’ultima parte del suo secondo discorso a Fatima, pronunciato ieri sera davanti alle candele accese da una folla sterminata di fedeli, radunata sul grande piazzale antistante alla “Cappellina delle Apparizioni”. “Mettiamo da parte ogni forma di paura e timore, perché non si addice a chi è amato “, l’invito del Papa. “Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”, ha ribadito con le parole dell’Evangelii gaudiunm: “In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di Lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione”. “Possa ognuno di noi diventare, con Maria, segno e sacramento della misericordia di Dio che perdona sempre, perdona tutto”, l’auspicio: “Presi per mano della Vergine Madre e sotto il suo sguardo, possiamo cantare con gioia le misericordie del Signore. Possiamo dire: La mia anima canta per Te, Signore! La misericordia, che ha avuto verso tutti i tuoi santi e verso l’intero popolo fedele, è arrivata anche a me. A causa dell’orgoglio del mio cuore, ho vissuto distratto dietro le mie ambizioni e i miei interessi, senza riuscire però a occupare alcun trono, o Signore! L’unica possibilità di esaltazione che ho è questa: che la tua Madre mi prenda in braccio, mi copra con il suo mantello e mi collochi accanto al tuo Cuore. E così sia”.

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