Festa dell’Europa: mons. Perego (Migrantes), “muri dentro e fuori ritornano e la libertà di partire e di restare sembra oggi un diritto non esigibile”

La storia di questi ultimi cinquant’anni della Chiesa in Europa è stata “certamente storia di solidarietà: impegno per la cooperazione, per il condono del debito estero dei Paesi più poveri, micro-progetti più che grandi progetti, iniziative diocesane, campagne nazionali, fondazioni internazionali, obiezione di coscienza alle armi e impegno per la pace, sviluppo di modelli di cooperazione e di autonomia, l’attenzione ai nuovi migranti dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, progetti e iniziative ecumeniche come i recenti corridoi umanitari per tutelare i richiedenti asilo sono alcuni dei segni concreti di una solidarietà della Chiesa in Europa”. A dirlo, questo pomeriggio, mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, intervenendo, insieme all’economista Stefano Zamagni, a un incontro sulla solidarietà all’annuale Festa dell’Europa in corso a Trento con al centro il tema “Siamo Europa”.
Per mons. Perego, occorre anzitutto “valorizzare” e “non depredare le risorse dei Paesi più poveri”; “sostenere lo sviluppo economico interno ai Paesi più poveri, favorendo la produzione propria”, “distribuire con massima efficacia ed equità le risorse”. Lo sguardo del presule è quindi andato alle migrazioni dei popoli “che nascono anche da mancati impegni dell’Europa in ordine alla pace, alla giustizia sociale, alla cooperazione, dal potere crescente delle multinazionali sulle terre, dallo sfruttamento delle risorse senza condivisione, da nazionalismi, protezionismi e populismi che rischiano di ricostruire i muri abbattuti, sono il segno più concreto e evidente del tradimento del principio della solidarietà”. A giudizio di Perego “sembra mancare oggi un ‘progetto europeo’ che trovi nella solidarietà il suo punto di forza per dare futuro al nostro Continente. Anche la destrutturazione degli istituti di solidarietà, frutto dei movimenti sociali e storicamente garantiti nei Paesi europei, rischia di indebolire l’accesso ai diritti sociali. E senza solidarietà si muore, perché vengono a mancare la vita (il tasso di mortalità nei 28 Paesi europei è superiore al tasso di natalità), le relazioni, i legami, lo scambio, che sono le fondamenta per avere un avvenire di dialogo sociale e di pace, di sviluppo”. “Muri dentro e fuori ritornano e la libertà di partire e la libertà di restare sembra oggi un diritto non esigibile”. Il direttore di Migrantes ha concluso “guardando al Mediterraneo e a come quel Mare confine d’Europa sia oggi il segno di una solidarietà ancora ferita dalle troppe morti e dal tentativo di indebolire l’azione congiunta di istituzioni e società civile nel salvare migranti in mare”.

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