Comunicazioni sociali: Padula (Aiart), Settimana e Festival “occasione per celebrare un mondo complesso e affascinante”

“La Settimana della Comunicazione e il Festival sono un’occasione per celebrare un mondo complesso e affascinante”. Lo scrive in una nota Massimiliano Padula, presidente dell’associazione di telespettatori e cittadini mediali Aiart, a proposito dei due eventi promossi da Paoline e Paolini per dare maggiore risalto al tema del Messaggio papale per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (28 maggio): “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”. Padula interverrà il 24 maggio al Festival di Cesena (in programma dal 19 al 29 maggio, è organizzato da Corriere Cesenate e Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali) alla tavola rotonda “Web e navigazione senza pericoli. Binomio possibile?”. Per il presidente dell’Aiart occorre “uno sguardo sempre più attento al nuovo panorama mediale, costante presenza nel dibattito e nello scenario pubblico e un coinvolgimento maggiore di tutte le realtà regionali”. L’Aiart, spiega, “vuole accompagnare l’attività di tutela degli utenti con un progetto integrato di formazione a una ‘medialità consapevole’, a un’espressione e a una narrazione sui media che rispetti la dignità della persona, esalti il bello, il vero, il giusto. La sfida è complessa (alcuni sostengono, forse a ragione, impossibile da vincere) ma noi vogliamo provarci”. Anzitutto attraverso “uno stile e un linguaggio inclini al confronto e poi mediante strumenti concreti”. Le “pagine del bimestrale ‘Il Telespettatore’ – prosegue – ne sono un esempio: da qualche mese, cerca di essere ancora di più un piccolo luogo di confronto a 360°, sbilanciato sulle specificità di un’associazione di cittadini mediali. Mentre ‘La Parabola’ l’abbiamo trasformata in una collana edita da un editore nazionale e il primo volume sarà ispirato a un importante anniversario: i 50 anni del primo evento trasmesso in mondovisione”. “Proveremo – conclude Padula – ad analizzare come è cambiata la visione in questi ultimi cinque decenni definendo il concetto di ‘endovisione’: ovvero il passaggio da una visione sempre meno mondiale e generalizzata a una dimensione sempre più personale e riflesso della nostra coscienza”.

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