Afghanistan: convegno intercongregazionale, p. Perrone (rogazionisti) “Kabul frontiera di eroismo e di martirio”

“Tre aggettivi profetici per definire la comunità religiosa a Kabul: piccola, intercongregazionale, di frontiera”, questo il titolo dell’intervento di Padre Alessandro Perrone, rogazionista, officiale della congregazione dei religiosi e degli istituti di vita consacrata, intervenendo al convegno “Un arcobaleno a Kabul” in corso di svolgimento oggi sabato 13 maggio (dalle 9,30 alle 14,30) nella Sala capitolare “Giovanni Spadolini” della basilica Santa Maria sopra Minerva a Roma. Il convegno racconta l’esperienza intercongregazionale di accoglienza ed integrazione di minori disabili del Centro Diurno Pbk nella capitale dell’Afghanistan.
“Nell’esortazione apostolica ‘Vita consecrata’ (1996), al n. 80 leggiamo per la prima volta in un documento che ha valenza ufficiale nella Chiesa il concetto di intercongregazionalità – spiega p. Perrone -. Un’alleanza che si stabilisce tra le diverse congregazioni che si origina da carismi diversi ma fa azione comune verso i bisognosi. Le differenze sono messe da parte e si assume modo nuovo di vivere la vita religiosa oggi”. Significato dell’iniziativa di Kabul “è straordinario”, perché “in un mondo che erige muri e privilegia individualismo e causa dell’indifferenza e dell’ostilità nei confronti di chi non è all’interno del recinto, la testimonianza dell’intercongregazionalità è ponte nuovo che la vita religiosa vuole costruire verso altra riva, offrendo possibilità concrete di solidarietà e di speranza, di un domani meno problematico e pauroso”. Padre Perrone sottolinea che “l’intercongregazionalità è il nuovo volto della comunione, mettere insieme i carismi di diversi istituti religiosi non significa sminuirli, confonderli o tradirli, ma al contrario valorizzarli”. Papa Francesco ci chiede di uscire da noi stessi per andare verso le periferie esistenziali, conclude p. Perrone e “la frontiera di Kabul è frontiera di eroismo e di martirio”, così come “il Pontefice dice che ciò che caratterizza la vita consacrata è la profezia e la comunità di Kabul è profetica perché testimonia in modo concreto come Gesù ha vissuto su questa terra: con i piccoli, i fragili, curando i malati e gli scartati”.

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