Rogo camper rom: mons. Lojudice (Roma), “troppi bambini crocifissi”

”Non dovremmo uscire da questa chiesa senza un impegno chiaro e preciso con la nostra coscienza e tra noi che lavoreremo insieme perché i piccoli non soffrano più”. Lo ha detto, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, mons. Paolo Lojudice, vescovo delegato Migrantes del Lazio e membro della Commissione Cei per le migrazioni, nell’omelia della veglia di preghiera per le tre vittime del rogo di Centocelle a Roma, nel quale ieri hanno perso la vita tre ragazze rom: Francesca, Angelica ed Elisabeth, di 4, 8 e 20 anni. “Dobbiamo pregare e agire tutti insieme perché nessun bambino, in nessuna parte del mondo sia più crocifisso – ha affermato il presule -. Troppi bambini crocifissi! Se vedessimo un bambino in croce saremmo sdegnati! E perché: non sono in croce tutti questi? Quelli sotto le bombe, soggetti a violenze di ogni genere, rapiti, defraudati della loro infanzia, morti nel Mediterraneo, lasciati in un sacchetto della spazzatura appena nati… Dio abbia pietà di noi”.
Commentando alcuni passi dei Vangeli il vescovo ha sottolineato che “il bambino nel Vangelo e nel pensiero di Gesù è un modello di vita, di accoglienza della fede, perchè comprende particolarmente il linguaggio della tenerezza e dell’amore, soprattutto quando è espresso attraverso un servizio premuroso, paziente e generoso, animato nei credenti dal desiderio di manifestare la stessa predilezione che Gesù nutriva per i piccoli”. “Ogni essere umano – ha aggiunto – ha valore in se stesso, perché creato ad immagine di Dio, ai cui occhi è tanto più prezioso, quanto più appare debole allo sguardo dell’uomo”.

 

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