Orazio Petrosillo: Accattoli, “non si risparmiava”. Politi, simbolo dell'”età felice del vaticanismo”

“Aveva un carattere esuberante, non si risparmiava. Aveva una capacità di lavoro straordinaria, a volte anche imprudente: non controllava le sue energie”. Così il vaticanista Luigi Accattoli ha ricordato il collega e amico Orazio Petrosillo, in un incontro organizzato a Roma a dieci anni dalla sua scomparsa, presso il Centro Russia Ecumenica. “La caratteristica che me lo ricorda di più è il suo carattere esuberante”, ha esordito Accattoli: “Era curioso di tutto, combattivo, amava la buona tavola ma anche la natura e l’arte. Durante i viaggi papali aveva sempre la guida turistica e ne infliggeva a tutti la lettura, perché in ogni luogo voleva conoscere tutto”. Quanto al suo modo di vivere la fede, Accattoli ha ricordato che Petrosillo “era  molto sicuro della sua fede”, ma non si metteva mai in cattedra: “E questo è rarissimo tra i vaticanisti”, ha commentato. Di allegria e senso dell’umorismo, nel ricordare il collega e amico, ha parlato anche il vaticanista Marco Politi, che ha definito Petrosillo “una persona mite: non era roso dall’ambizione, non parlava male degli altri, aveva un grande senso dell’umorismo e una fede che si distaccava dalla fede militante e aggressiva. La sua era una fede antica, paragonabile a quella di un ulivo del Sud, che si nutriva certamente di una grande cultura ma non dimostrava nessun tipo di aggressività nei confronti degli altri”. Politi ha definito inoltre Petrosillo il simbolo “di un’età felice del vaticanismo: quella prima dell’avvento dei tweet, che ci permetteva di seguire con calma una cerimonia o un discorso del Papa e di scambiarci le idee. C’era molta allegria nei voli papali, un clima di scambio e di grande solidarietà”.

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