Fede: Enzo Bianchi, “credere non è un atto intellettuale ma un coinvolgimento con la vita di Gesù, nella libertà e per amore”

“Credere non è un atto intellettuale ma è un’adesione, un coinvolgimento con la vita di Gesù; e un coinvolgimento si può attuare solo nella libertà e per amore”. È quanto scrive Enzo Bianchi in un intervento pubblicato sull’ultimo numero del settimanale de “L’Osservatore Romano” nel quale commenta il Vangelo della sesta Domenica di Pasqua. “In tutte le vie religiose si ama Dio, ma lo si può amare come un idolo, soprattutto se è un dio da noi costruito e ‘ideato’”, osserva Bianchi, rilevando che “il nostro Dio vivente ha un volto preciso. Non è la deità, il divino: è un Dio che ha parlato esprimendo la sua volontà, e lo ama veramente solo chi cerca, seppur con fatica, di realizzare tale volontà”. “Mi pare che non affermiamo con sufficiente chiarezza e forza questa verità decisiva per la vita cristiana”, sottolinea Bianchi, aggiungendo che “amare Gesù significa non solo nutrirsi di un amore di desiderio, non solo dirgli che di lui ha sete la nostra anima, ma realizzare ciò che lui ci chiede, osservare il comandamento nuovo, cioè ultimo e definitivo, dell’amore reciproco”. “Gesù non ha detto: ‘Come io ho amato voi, così anche voi amate me’, ma ‘amatevi gli uni gli altri’”, precisa, “perché egli ci ama senza chiederci il contraccambio, ma chiedendoci che il suo amore che ci raggiunge si diffonda, si espanda come amore per gli altri, perché questa è la sua volontà d’amore”. “Amare, osservare i comandamenti – conclude – è la condizione affinché Gesù si manifesti, e nell’osservanza della volontà di Dio, attraverso l’amore fraterno, saremo amati da Dio e da Gesù. La vita di Dio è un flusso di amore nel quale, se accogliamo il suo dono, possiamo essere coinvolti”.

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