Educazione: convegno Cei a Milano, “faccio scuola perché voglio bene a questi ragazzi”. La lezione di don Milani

(Milano) Si è svolta stamane a Milano l’ultima giornata del convegno nazionale dedicato a don Lorenzo Milani (1923-1967), dal titolo “Faccio scuola perché voglio bene a questi ragazzi”. Il convegno, iniziato lunedì e promosso dall’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università e dal Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica, era rivolto ai direttori e ai responsabili diocesani della pastorale della scuola e per l’Irc e ricorreva nel cinquantesimo anniversario della morte dell’educatore fiorentino. “Una delle lezioni che ci ha lasciato don Milani è la capacità di ascoltare gli altri, mettendosi nei panni di chi è più debole. È un insegnamento molto attuale, che dovrebbe far parte di qualsiasi programmazione didattica”. Così il rettore della Scuola Cottolengo di Torino, don Andrea Bonsignori, ha aperto questa mattina i lavori del convegno, nel corso del quale è stato dato ampio spazio anche alla ricerca nazionale sull’Irc “Una disciplina alla prova”, pubblicata nelle scorse settimane. “Pensiamo, ad esempio, ai ragazzi disabili che frequentano le nostre scuole – ha aggiunto don Bonsignori -: se è difficile strutturare un ciclo scuola-lavoro per i ragazzi normodotati, è evidentemente molto più complicato dare pari dignità a un percorso così specifico dedicato alle persone con disabilità”.
Nella mattinata di oggi ha preso la parola anche Innocente Pessina, portavoce dell’associazione Don Lorenzo Milani: “La scuola italiana – ha detto Pessina – è cambiata molto in questi anni, sia dal punto di vista educativo che tecnologico. Eppure, l’elemento pedagogico più importante e costante nel tempo rimane senza dubbio la capacità di interessarsi alla vita: ma questo è un compito che spetta principalmente agli insegnanti. Sta a loro trasmettere l’interesse per la cultura e l’educazione ai nostri ragazzi. Gli insegnanti, gli educatori, gli allenatori: ognuno di loro ha l’obbligo di lasciare un segno concreto nella formazione degli studenti”.

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