Economia: Commissione Ue, i pro e i contro della globalizzazione. Timmermans, “riscrivere le regole a livello mondiale”

Bruxelles, 10 maggio: il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans (foto SIR/CE)

(Bruxelles) “La globalizzazione nel complesso fa bene all’economia europea, ma, se i benefici non sono ripartiti equamente e in modo più omogeneo, ciò non apporta niente ai nostri cittadini”. Di globalizzazione si parla da oltre 20 anni e il macrofenomeno collocato tra XX e XXI secolo ha creato molte ricadute, da taluni considerate positive, da molti altri negative. Ne ha ragionato oggi Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, presentando a Bruxelles un documento di riflessione sulla gestione della globalizzazione, con lo scopo di “avviare il dibattito sul modo in cui l’Unione e i suoi Stati membri possono orientare la globalizzazione in modo da anticipare il futuro e migliorare la vita degli europei”. Timmermans ha dichiarato: “L’Europa deve contribuire a riscrivere le regole a livello mondiale, affinché il libero commercio sia anche un commercio equo. Affinché a globalizzazione diventi sostenibile e crei benessere per tutti gli europei. Al tempo stesso dobbiamo concentrare le nostre politiche sui modi per favorire l’accesso dei cittadini all’istruzione e alle competenze di cui hanno bisogno per tenere il passo con l’evoluzione delle nostre economie. Una migliore ridistribuzione contribuirà a garantire la coesione sociale e la solidarietà su cui l’Unione si fonda”. Secondo il documento, “la globalizzazione, nonostante i grandi benefici che ha apportato all’Ue, è anche all’origine di numerose sfide”. Essa “ha aiutato centinaia di milioni di persone nel mondo a uscire dalla povertà e ha permesso ai Paesi più poveri di recuperare il loro ritardo”.
Per quanto riguarda l’Ue, “il commercio mondiale ha stimolato la sua crescita economica, consentendo 1 miliardo di euro di esportazioni supplementari”. Le importazioni a prezzi più bassi sono andate, secondo lo studio della Commissione, “in particolare a vantaggio delle famiglie più povere”. Ma “questi vantaggi non sono né automatici né equamente ripartiti tra i nostri cittadini”. L’Europa risente anche del fatto che non tutti i Paesi “condividono le stesse norme su occupazione, ambiente o sicurezza, il che riduce la capacità delle imprese europee di competere sui prezzi con i loro omologhi stranieri. Questo può determinare la chiusura di fabbriche, la perdita di posti di lavoro o la pressione al ribasso delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro”. Tuttavia, è l’analisi cui giunge l’Esecutivo, “la soluzione non può essere offerta né dal protezionismo né dal laissez-faire. I dati concreti contenuti nel documento di riflessione mostrano chiaramente che una globalizzazione gestita bene può avere effetti positivi. L’Ue deve assicurare una migliore distribuzione dei benefici della globalizzazione, lavorando di concerto con gli Stati membri e le regioni, nonché con i partner internazionali e le altre parti interessate. Dovremmo cogliere assieme l’opportunità di orientare la globalizzazione in linea con i nostri valori e interessi”.

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