Primo Mazzolari: don Patriciello su “Impegno” racconta l’“incontro” con il parroco-scrittore. “Lo consideravo il mio maestro”

“Fu amore a prima vista. ‘Incontrai’ per la prima volta don Primo Mazzolari nella facoltà teologica di Capodimonte, a Napoli. Ero entrato in seminario a 29 anni, dopo essere stato lontano dalla Chiesa cattolica per molto tempo. L’incontro con fra Riccardo, giovane francescano, mi riportò alla fede e mi fece scoprire la vocazione al sacerdozio”. È don Maurizio Patriciello, parroco a Caivano (Napoli), noto per le sue battaglie di giustizia sociale e difesa ambientale, che racconta a “Impegno” (aprile 2017), rivista della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, come conobbe gli scritti del parroco-scrittore che, afferma, gli fu da guida nell’età della formazione seminariale, e tuttora resta nel suo “olimpo” spirituale. “Lavoravo allora in ospedale, ero paramedico con funzioni direttive. Avevo abbandonato la Chiesa – confida Patriciello – circa dieci anni, prima convinto che non avesse più niente da dirmi. La sentivo lontana dalle problematiche dei giovani, dalle loro speranze, dai loro dubbi, dalle loro paure”. “Mi accostai agli studi teologici come a una fonte di acqua fresca. Avevo sete di conoscere, sapere, indagare… Fu allora che, dall’attuale arcivescovo di Chieti-Vasto, il teologo Bruno Forte, per la prima volta, sentii il nome di don Primo Mazzolari. Perché quel prete veniva citato nelle aule universitarie? Che cosa aveva detto o fatto di eccezionale da farlo ricordare a 30 anni dalla morte?”.
“Sentivo la necessità di entrare in contatto con il suo pensiero, i suoi scritti. Personalmente, senza mediazioni”. Patriciello osserva: “Lo sguardo di don Primo superava sempre gli orizzonti stabiliti dalla pochezza umana. Lui guardava lontano. Il suo pensiero spaziava dentro e fuori la Chiesa. Ricordo che mi addoloravo non poco nel constatare l’incapacità di alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica nello sforzarsi di comprendere le motivazioni profonde del suo operare. Non capivo – a dire il vero ancora oggi faccio fatica a comprendere – perché la Chiesa tenesse sotto controllo la sua predicazione, i suoi articoli, i suoi libri. Non capivo che cosa avesse da temere da questo prete intelligente, umile, povero, obbediente”. E dopo essersi addentrato in alcuni elementi del pensiero e della figura mazzolariana, don Patriciello dice di Mazzolari: “Lo consideravo il mio maestro. Presi a invocare la sua intercessione. Per la mia ordinazione sacerdotale, dagli amici ebbi in dono anche i suoi diari i quali mi aprivano un ulteriore spiraglio anche sul suo animo di pastore”. Più avanti conclude: “Abbassiamo il capo e ringraziamo Dio. Signore Gesù, dona alla tua Chiesa uomini veri che sappiano essere severi con se stessi e misericordiosi con i fratelli. Uomini e donne che sappiano riconoscere il soffio dello Spirito tra le mille piaghe della storia. Manda ancora oggi profeti come don Primo Mazzolari”.

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