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Giornata internazionale rom: messaggio delle Chiese cristiane d’Europa, “possano sentirsi accettati come cittadini europei a pieno titolo”

L’auspicio che in Europa “i rom possano sentirsi sempre più accettati come cittadini europei a pieno titolo, con tanto di diritti e doveri, e contribuire ad un futuro più giusto che noi tutti condividiamo”. Ad esprimerlo sono le Chiese europee in un messaggio congiunto sottoscritto dalla Conferenza delle Chiese europee, dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa e dalla Commissione Caritas in Veritate del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Il messaggio è stato diffuso alla vigilia della Giornata internazionale dei rom che si celebra domani con eventi organizzati presso il Parlamento europeo a Bruxelles e in tutta Europa, per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla battaglia per la giustizia e il riconoscimento. Oggi, un numero compreso fra 10 e 12 milioni di rom vive in tutta Europa. E “secoli di antiziganismo hanno creato condizioni inaccettabili per i rom”, scrivono le Chiese nel messaggio: “Storicamente, sono stati spesso emarginati e vittime di violenza, riduzione in schiavitù, persino genocidi. Oggi soffrono di una costante esclusione sociale e sono costretti a lottare per l’accesso all’istruzione, all’alloggio, all’occupazione, ai servizi sociali, all’assistenza sanitaria. Spesso vengono loro negati anche i diritti civili fondamentali, come i certificati di nascita e i relativi diritti legali. Nonostante questa oppressione, sono sopravvissuti e hanno protetto il loro stile peculiare di vita, la loro lingua e le loro tradizioni”. Le Chiese in Europa fanno molto e su vari fronti per “cambiare la percezione dei rom, favorire un dialogo nella dignità, rispettare le diverse storie e identità, e allo stesso tempo riconoscere i rom come nostri concittadini dei Paesi europei”. Purtroppo, però, i rom “rimangono ai margini della nostra consapevolezza e delle nostre società”. Da qui un appello forte delle Chiese: “Insieme dobbiamo pentirci dei peccati di discriminazione e persecuzione, e tornare a impegnarci nella difficile opera della riconciliazione”.

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