Diocesi: mons. Moraglia (Venezia), per il patrimonio artistico una riflessione pastorale e un impegno delle autorità pubbliche

“Sarà necessario individuare gli edifici che, effettivamente, non rispondono più a specifici bisogni pastorali ed è compito della Chiesa locale individuare soluzioni e proposte per rendere ‘utili’ – ad esempio in ambito culturale e caritativo – alla stessa collettività quei luoghi, senza far perdere mai la loro dimensione simbolica in nome di un funzionalismo o ‘polivalenza’ che non solo li impoverisce ma addirittura li snatura”. Lo ha affermato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, intervenendo ieri pomeriggio all’incontro dei Comitati privati per la salvaguardia della città lagunare. A proposito della fruizione e salvaguardia dell’enorme patrimonio architettonico e artistico rappresentato soprattutto dalle cento e più chiese presenti a Venezia, mons. Moraglia ha sottolineato la necessità di “riflettere su una razionalizzazione del loro ruolo liturgico e pastorale, spesso anche a fronte dell’innegabile flessione demografica”. Per il patriarca di Venezia si fa pressante l’esigenza di riconsiderare la destinazione d’uso di alcuni edifici sacri. Ma perché questo avvenga, nell’interesse di tutti, sarebbe importante che, accanto al mecenatismo di tanti, ci fosse un significativo ritorno della presenza pubblica. “Le necessità del patrimonio ecclesiastico – ha osservato mons. Moraglia – sono ingenti e i contributi, specie quelli pubblici, sono assai ridotti”. Anche alcuni strumenti fiscali – ha rilevato “con rammarico” il patriarca – “spesso non sono applicabili al patrimonio ecclesiastico che, seppur di fruizione pubblica, viene considerato proprietà ‘privata’ e quindi escluso da benefici fiscali che molto gioverebbero ai fini della sua corretta salvaguardia”.

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