Siria: mons. Gallagher (Santa Sede), rispettare “diritto umanitario internazionale”

“Mentre la crisi è entrata, purtroppo e dolorosamente, nel settimo anno, la Santa Sede continua a essere profondamente preoccupata per
l’immensa sofferenza umana che colpisce milioni di bambini innocenti e altri civili, i quali continuano a essere privati di aiuti umanitari essenziali, strutture mediche ed educazione, ed esorta al pieno rispetto del diritto umanitario internazionale, specialmente per quanto riguarda la protezione delle popolazioni  civili, garantendo loro accesso alla necessaria assistenza medica”. È l’appello lanciato da mons. Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, durante la conferenza sul tema “Sostenere il futuro della Siria e della regione”, co-presieduta da Unione europea, Germania, Kuwait, Norvegia, Qatar, Regno Unito e Nazioni Unite, che si è aperta ieri presso l’Unione europea a Bruxelles. Gallahger ha espresso, inoltre, la “preoccupazione” della Santa Sede “per le condizioni e il trattamento dei prigionieri e dei detenuti” e ha rinnovato l’appello rivolto dal Papa nel suo discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico, quando Francesco aveva fatto appello alla comunità internazionale “perché si adoperi con  solerzia per dare vita ad un negoziato serio, che metta per sempre la parola fine al conflitto, che sta provocando una vera e propria sciagura umanitaria”. “Ciascuna delle parti in causa deve ritenere come  prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione”, l’invito della Santa Sede, che esorta “tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a non lesinare sforzi per porre fine alla spirale in apparenza infinita della violenza, per ripristinare quel senso di solidarietà che è la base della coesione sociale e della coesistenza pacifica”. Di qui l’apprezzamento per l’impegno di “fornire  assistenza umanitaria e gli sforzi per sostenere il cessate il fuoco e la soluzione politica alla crisi”, e la richiesta di “maggiori finanziamenti per aiutare le persone  internamente dislocate, i rifugiati e le comunità ospitanti nei paesi limitrofi che ne subiscono l’impatto”.

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