Papa Francesco: udienza, “fare del bene anche a quelli che non ci vogliono bene o ci fanno del male”

“Ogni volta che noi prendiamo la parte degli ultimi e degli emarginati o che non rispondiamo al male col male, ma perdonando senza vendetta, perdonando e benedicendo, ogni volta che facciamo questo, noi risplendiamo come segni vivi e luminosi di speranza, diventando così strumento di consolazione e di pace, secondo il cuore di Dio”. Lo ha assicurato il Papa, che ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi parlando ancora una volta a braccio: “Così avanti con la dolcezza, la mitezza, essere amabili, fare del bene anche a quelli che non ci vogliono bene o ci fanno del male. Avanti!”. Poco prima, Francesco aveva spiegato “perché san Pietro afferma che è meglio soffrire operando il bene che facendo il male: non vuol dire che è bene soffrire, ma che, quando soffriamo per il bene, siamo in comunione con il Signore, il quale ha accettato di patire e di essere messo in croce per la nostra salvezza”. “Quando allora anche noi, nelle situazioni più piccole o più grandi della nostra vita, accettiamo di soffrire per il bene, è come se spargessimo attorno a noi semi di risurrezione, semi di vita e facessimo risplendere nell’oscurità la luce della Pasqua”, ha assicurato il Papa. È per questo, ha spiegato, che San Paolo “ci esorta a rispondere sempre augurando il bene: la benedizione non è una formalità, non è solo un segno di cortesia, ma è un dono grande che noi per primi abbiamo ricevuto e che abbiamo la possibilità di condividere con i fratelli. È l’annuncio dell’amore di Dio, un amore smisurato, che non si esaurisce, che non viene mai meno e che costituisce il vero fondamento della nostra speranza”.

 

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