Papa Francesco: a clero e consacrati, le sette tentazioni da sconfiggere

“Lasciarsi trascinare e non guidare; lamentarsi continuamente; pettegolezzo e invidia; paragonarsi con gli altri; ‘faraonismo’; individualismo e camminare senza bussola e senza mèta”: sono le sette tentazioni da sconfiggere se si vuole essere “seminatori di speranza, costruttori di ponti e operatori di dialogo e di concordia”. A indicarle al clero, ai seminaristi, ai religiosi e religiose è stato Papa Francesco, nell’ultimo incontro del suo viaggio apostolico in Egitto, svoltosi nel seminario maggiore copto di al Maadi (Cairo). Rivolgendosi agli oltre 1.500 presenti, il Papa ha ricordato loro che la prima tentazione di un consacrato è quella di “lasciarsi trascinare e non guidare. Il Buon Pastore – ha ricordato il Papa – ha il dovere di guidare il gregge, di condurlo all’erba fresca e alla fonte di acqua. Non può farsi trascinare dalla delusione e dal pessimismo. La nostra fedeltà al Signore non deve mai dipendere dalla gratitudine umana”. Altra tentazione da rifuggire è quella di “lamentarsi continuamente. È facile – ha spiegato il Pontefice – accusare sempre gli altri, per le mancanze dei superiori, per le condizioni ecclesiastiche o sociali, per le scarse possibilità… Ma il consacrato è colui che, con l’unzione dello Spirito, trasforma ogni ostacolo in opportunità, e non ogni difficoltà in scusa! Chi si lamenta sempre è in realtà uno che non vuole lavorare”. Pericolosa è la tentazione del pettegolezzo e dell’invidia che si verifica quando “il consacrato, invece di aiutare i piccoli a crescere e a gioire per i successi dei fratelli e delle sorelle, si lascia dominare dall’invidia e diventa uno che ferisce gli altri col pettegolezzo. L’invidia è un cancro che rovina qualsiasi corpo in poco tempo”, ha ammonito Bergoglio, che poi ha messo in guardia dalla “tentazione del paragonarsi con gli altri. Paragonarci con coloro che stanno meglio ci porta spesso a cadere nel rancore; paragonarci con coloro che stanno peggio ci porta spesso a cadere nella superbia e nella pigrizia. La ricchezza sta nella diversità e nell’unicità di ognuno di noi”. Altra tentazione posta all’attenzione dei consacrati è stata del “faraonismo, cioè dell’indurire il cuore e del chiuderlo al Signore e ai fratelli. È la tentazione di sentirsi al di sopra degli altri e quindi di sottometterli a sé per vanagloria; di avere la presunzione di farsi servire invece di servire”. L’antidoto di questo veleno – ha rimarcato il Pontefice – è farsi “l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Da sconfiggere, infine, sono l’individualismo, “la tentazione degli egoisti che, strada facendo, perdono la mèta e invece di pensare agli altri pensano a sé stessi” e il “camminare senza bussola e senza mèta. Il consacrato perde la sua identità e vive con cuore diviso tra Dio e la mondanità… Invece di guidare gli altri li disperde”. “La vostra identità come figli della Chiesa – ha concluso il Papa – è quella di essere copti – cioè radicati nelle vostre nobili e antiche radici – e di essere cattolici – cioè parte della Chiesa una e universale: come un albero che più è radicato nella terra e più è alto nel cielo!”.

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