Papa Francesco: alle autorità d’Egitto, “rafforzare e consolidare la pace regionale”. Il ricordo delle vittime degli attacchi alle chiese

(Foto: Vatican Media)

L’Egitto, “terra di antichissima e nobile civiltà”, che rappresenta molto “per la storia dell’umanità e per la Tradizione della Chiesa” occupa “un ruolo insostituibile nel Medio Oriente e nel contesto dei Paesi che cercano soluzioni a problemi acuti e complessi i quali necessitano di essere affrontati ora, per evitare una deriva di violenza ancora più grave. Mi riferisco a quella violenza cieca e disumana causata da diversi fattori: dal desiderio ottuso di potere, dal commercio di armi, dai gravi problemi sociali e dall’estremismo religioso che utilizza il Santo Nome di Dio per compiere inauditi massacri e ingiustizie”. Così Papa Francesco ha salutato i membri del Governo e del Parlamento, in testa il Presidente Al Sisi, nel suo discorso alle Autorità del Paese. Una terra definita ospitale e generosa come testimoniano l’accoglienza data duemila anni fa alla Santa Famiglia e oggi a milioni di rifugiati provenienti da diversi Paesi, tra cui Sudan, Eritrea, Siria e Iraq. “Questo destino e questo compito dell’Egitto costituiscono anche il motivo che ha portato il popolo a sollecitare un Egitto dove non manchino a nessuno il pane, la libertà e la giustizia sociale” ha detto il Pontefice riferendosi alla rivoluzione del 2011. Un obiettivo possibile “se tutti insieme avranno la volontà di trasformare le parole in azioni, le valide aspirazioni in impegno, le leggi scritte in legge applicate, valorizzando la genialità innata di questo popolo”. Per il Papa “il compito singolare” dell’Egitto è “rafforzare e consolidare anche la pace regionale, pur essendo, sul proprio suolo, ferito da violenze cieche. Tali violenze fanno soffrire ingiustamente tante famiglie – alcune delle quali sono qui presenti – che piangono i loro figli e figlie”. Il pensiero del Papa è andato a tutte le persone che, negli ultimi anni, “hanno dato la vita per salvaguardare la loro Patria: i giovani, i membri delle forze armate e della polizia, i cittadini copti e tutti gli ignoti caduti a causa di diverse azioni terroristiche. Penso anche alle uccisioni e alle minacce che hanno determinato un esodo di cristiani dal Sinai settentrionale. Penso altresì a coloro che sono stati colpiti negli attentati alle chiese xopte, sia nel dicembre scorso sia più recentemente a Tanta e ad Alessandria. Ai loro familiari e a tutto l’Egitto vanno il mio più sentito cordoglio e la mia preghiera al Signore affinché dia pronta guarigione ai feriti”. Il Pontefice ha incoraggiato “l’audacia degli sforzi per la realizzazione di numerosi progetti nazionali, come anche le tante iniziative che sono state prese in favore della pace nel Paese e al di fuori di esso” e ricordato che “lo sviluppo, la prosperità e la pace sono beni irrinunciabili che meritano ogni sacrificio”. Si tratta, ha rimarcato, di obiettivi che richiedono “lavoro serio, impegno convinto, metodologia adeguata e, soprattutto, rispetto incondizionato dei diritti inalienabili dell’uomo”. Tra questi “l’uguaglianza tra tutti i cittadini, la libertà religiosa e di espressione, senza distinzione alcuna. Obiettivi che esigono una speciale attenzione al ruolo della donna, dei giovani, dei più poveri e dei malati”. “Lo sviluppo vero – ha spiegato il Papa – si misura dalla sollecitudine che si dedica all’uomo, alla sua educazione, alla sua salute e alla sua dignità; infatti la grandezza di qualsiasi nazione si rivela nella cura che essa dedica realmente ai più deboli della società: le donne, i bambini, gli anziani, i malati, i disabili, le minoranze, affinché nessuna persona e nessun gruppo sociale rimangano esclusi o lasciati ai margini”.

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