Rapporto giovani 2017: under23 più propensi a restare nell’Ue rispetto ai trentenni. E i laureati schivano le fake news

(da Milano) I giovani tra i 21 e i 23 anni si dicono più propensi (56,0%), in caso di un ipotetico referendum per l’uscita dell’Italia dall’Ue, a restare nella “casa comune”; la volontà di rimanervi decresce nelle fasce d’età appena superiori: 24-26 anni (48,2%), 27-29 anni (40,8%), 30-32 anni (37,2%). È uno degli elementi che si evincono dal Rapporto giovani 2017 – anticipato al Sir -, che viene presentato oggi a Milano in Università Cattolica. La medesima domanda mette in rilievo anche il fatto che la permanenza nell’Ue sarebbe preferita dai giovani con un titolo di studio superiore (laurea, diploma) rispetto a coloro che detengono un titolo di grado inferiore. Un altro ambito di indagine del Rapporto realizzato dall’Istituto Toniolo, sotto la guida di Alessandro Rosina, riguarda la relazione tra le nuove generazioni e il web, giudicato “uno strumento diventato imprescindibile, con opportunità nuove ma anche insidie”. Fra l’altra si legge: “È molto cresciuta nel dibattito pubblico la consapevolezza rispetto alle fake news e, in più in generale, alla dubbia attendibilità di molti contenuti veicolati sui social, condivisi spesso inconsapevolmente e fatti diventare virali”. L’attenzione verso questo tema “è molto più forte tra chi ha titolo di studio medio-alto”. I laureati sono quelli a cui è capitato di meno di condividere quella che poi è stata riconosciuta come una “bufala”. La condivisione indiscriminata è decisamente rigettata da due laureati su tre ma da meno della metà di chi si è fermato alla scuola dell’obbligo.

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