Papa Francesco a Barbiana: card. Betori, “l’esperienza pastorale di don Milani è attuale anche oggi nello stare accanto agli ultimi”

“Mi affianco alla volontà del Santo Padre di non cancellare il passato, ma di rileggerlo e di capirlo. Non si tratta di dire che tutto è andato bene a Firenze con don Milani, tutt’altro: ci sono state difficoltà e di questo dobbiamo prendere atto. Non dobbiamo pensare che tutto può essere cancellato”. Lo dichiara il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, in un’intervista realizzata da Radio Toscana e rilanciata dal Sir, in seguito all’annuncio della visita di Papa Francesco il prossimo 20 giugno a Barbiana. “Nell’esperienza pastorale di don Milani – prosegue il porporato – c’è qualcosa che ha da dire ancora alle esperienze pastorali della nostra Chiesa”, basti pensare a “tutto quello che don Milani ha rappresentato per la difesa degli ultimi, degli umili, dei più marginali nella società – allora si chiamava Barbiana – e cosa significa oggi tutto questo”. Lo stesso vale per “il modo di stare vicino alle persone, concretamente. Non tanti proclami, ma una vicinanza e un accompagnamento personale. Credo che questi aspetti siano da riprendere, per questo ho chiesto che venga dedicato un convegno di studio all’esperienza pastorale di don Milani che la nostra Facoltà teologica promuoverà nei prossimi mesi, per il cinquantenario della morte”.

Per la visita del Papa alla tomba di don Milani, il card. Betori chiede “preghiere perché da questo gesto ne venga un bene per la Chiesa e per i preti di tutto il mondo”. Ricordando la forma privata della visita, sottolinea: “Mi riprometto di far capire a tutti che essendo molto mirato il gesto del Santo Padre, dobbiamo accettare che egli incontri solo poche persone, non più di duecento: raccoglieremo tutti gli alunni di don Milani, quelli di Calenzano e quelli di Barbiana, i familiari e alcuni dei nostri preti e alcuni giovani, che nelle nostre realtà ecclesiali seguiamo nel loro cammino educativo, proprio per rappresentare tutti i ragazzi, i più marginali, i più abbandonati, che, come don Milani fece un tempo, anche oggi devono essere accompagnati e seguiti dalla Chiesa e da tutti coloro che ne hanno a cuore le sorti”.

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