Gli attacchi di questi giorni contro le Ong impegnate nei salvataggi in mare nel Mediterraneo sono “una vergognosa speculazione. Siamo stanchi di aiutare bambini vittime di tortura, donne violentate e sentire basse e mal costruite invenzioni e strumentalizzazioni politiche”. Lo afferma l’organizzazione umanitaria Intersos, che collabora con Unicef partecipando alle operazioni di soccorso sulle navi della Guardia costiera italiana. “Se siamo lì, è per fermare una strage – ricorda Intersos -. Se a qualcuno questo lavoro non piace, dica con chiarezza che preferisce un morto annegato ad un essere umano tratto in salvo”. Il Mediterraneo è diventato un “cimitero d’acqua” dove in poco più di un anno sono morte oltre 5mila persone: “uomini, donne e bambini in fuga da guerre, violenze e povertà estreme, salpati dalle coste di un paese, la Libia, dove violenze e sopraffazioni nei confronti dei migranti sono una costante fuori controllo”. “Se siamo nel Mediterraneo – sottolinea l’organizzazione – è perché nel 2016 il numero di morti in mare ha superato ogni record. Una strage aggravata da politiche basate sulla chiusura e la militarizzazione dei canali di migrazione, a scapito del rispetto di diritti umani e dei fondamentali principi umanitari”.