Pasqua 2017: mons. Cornacchia (Molfetta), “segni una svolta sulla strada della riconciliazione verso se stessi, la società, la natura e Dio”

“Questa Pasqua segni una svolta, un punto di non ritorno sulla strada della riconciliazione verso se stessi, la società e la natura. Verso Dio. Se c’è amore, redenzione e ottimismo, sapremo guardare le cose con occhi diversi, con maggiore fiducia”. È l’augurio espresso dal vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, mons. Domenico Cornacchia, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua. L’estasi “nell’immaginare la danza e la lode dei nostri progenitori che esultano davanti al Risorto”, scrive Cornacchia, “si dissolve davanti alle immagini desolanti che la tv ci consegna, da Aleppo a San Pietroburgo a Londra, a Stoccolma, a Tanta e Alessandria d’Egitto”. Si dissolve, aggiunge, “dinanzi agli opachi scenari politici nel mondo, dove parlare di risurrezione, in questo momento, potrebbe sembrare assurdo”. “È facile farlo tra ceri, incensi e inni che irromperanno nella Notte Santa nelle Chiese di tutto il mondo”, osserva il vescovo, rilevando che lo è “un po’ meno accanto ad un capezzale o a una famiglia senza reddito, o in mezzo a macerie, morali e materiali, che rendono pesante la vita di molti”. “Eppure, è proprio nella desolazione che diventa più necessaria una parola di speranza, un raggio di luce, una mano tesa”, prosegue Cornacchia, secondo cui “la risurrezione di Cristo, se noi cristiani non ne siamo testimoni, credibili perché convinti e gioiosi, non può che restare un capitolo della teologia”.

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