Messa su “prenotazione” a Venezia: “Gente Veneta”, “perché tutto questo clamore mediatico?”

“Un’esagerazione” e “una forzatura inutile”. Giorgio Malavasi, redattore del settimanale della diocesi di Venezia “Gente Veneta”, liquida in questi termini il concentrarsi dell’attenzione di diversi media, nazionali e non, sulla cosiddetta “questione delle Vignole”. Don Mario Sgorlon, parroco di sant’Erasmo, isola della laguna, ha affisso alla porta della chiesa di Sant’Eurosia, alle Vignole, un cartello in cui scrive che la Messa è sospesa per mancanza di fedeli, ma che il sacerdote è disponibile su richiesta. “Il Tg5 e il Corriere, Repubblica e il Foglio, perfino agenzie statunitensi…: sono tanti e i più rilevanti fra i media a interessarsi alla questione delle Vignole. A noi pare un’esagerazione, una forzatura inutile”, esordisce Malavasi dalle colonne di “Gente Veneta”. “Il che – prosegue il corsivo – non è solo buon senso, ma anche preoccupazione pastorale. Ci pare che, normalmente, una persona tragga maggior giovamento nel vivere la liturgia in una chiesa in cui sia una comunità a celebrare l’Eucaristia”. Del resto, osserva, “già qualcuno dei quaranta abitanti delle Vignole si reca a Venezia o a Murano per la Messa. E don Mario, infine, non fa mancare la sua disponibilità che, in tutti questi anni a Sant’Erasmo e alle Vignole, è sempre stata amplissima”. Ma allora “perché tutto questo clamore mediatico? – si chiede Malavasi -. Perché il fatto è pittoresco, o presentato come tale. Perché è ‘esotico’, se visto da Roma o da Milano o da New York. Perché è maliziosamente proposto come emblematico (‘la mancanza di fedeli’)”. “Ma alla fine, aldilà del dubbio divertissement – conclude – che resta?”.

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