Editoria: ministro Franceschini a Tempo di libri, “Stato deve sostenere librerie, biblioteche ed editori”

(da Milano) “Ogni volta visitare una fiera di libri è un’emozione diversa: si attraversano storie vere, fatte dei successi dei grandi, delle sfide eroiche dei piccoli, di una missione comune, e soprattutto in ogni libro c’è un mondo, una vita, delle persone che diventano reali per chi li scrive e li legge. Io poi sono cresciuto in una casa stipata di libri e ho proseguito questa tradizione familiare quindi so bene quale sia l’emozione di vivere tra i libri”. Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali, è intervenuto oggi a Milano alla cerimonia di inaugurazione di Tempo di libri, fiera dell’editoria italiana che si svolge a Rho Fiera fino al 23 aprile. Franceschini ha osservato: “Ogni volta che un libro nasce è proprio come un figlio: dell’autore e dell’editore, del correttore di bozze, dell’editor, del traduttore, nasce con un procedimento particolare e complesso difficilmente paragonabile ad altri”. Dal giro inaugurale il ministro ha avuto una sensazione che ha così raccontato: “Questa è una fiera dinamica e Tempo di libri è parte di una sfida complessiva che il sistema Paese deve condurre e vincere”, ossia “aumentare il numero dei lettori. Non dobbiamo rassegnarci a essere un Paese in cui i libri riguardano solo pochi lettori fortissimi e non riescono a raggiungere i grandi numeri”.
“Bisogna sostenere le librerie, grandi e piccole, quelle storiche che hanno un particolare valore identitario, aiutare le biblioteche e contribuire a farle crescere al passo coi tempi, aiutare gli editori”, ha promesso Franceschini. “Se il libro è importante per la crescita culturale del Paese, perché non dovrebbe ricevere aiuti da parte dello Stato? Per esempio per l’esportazione dei libri italiani, per la traduzione. Dobbiamo uscire dalla contraddizione inaccettabile per cui ogni italiano è orgoglioso di essere cittadino di un Paese che ha il più vasto patrimonio culturale del mondo, materiale e immateriale, ma poi si legge, si va al teatro e al cinema, ai musei, molto meno che in altri Paesi. Dobbiamo lavorare sull’educazione e invertire questa tendenza contraddittoria”.

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