Vespri: card. Bagnasco, “alla mentalità moderna va bene la risurrezione ma non la croce”

“Sembra che il mondo sia infastidito dalla visione della croce, e che la croce turbi gli animi, intristisca le culture, deprima le società, sia la negazione della gioia, dello slancio vitale che abita il cuore umano”. Ad affermarlo il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei e del Ccee, nell’omelia pronunciata durante i vespri del giorno di Pasqua. “Alla mentalità moderna – ha detto il porporato – va bene la risurrezione ma non la croce, pensa che il cristianesimo sia la religione del dolore, che addirittura lo propaghi, lo veneri come un idolo, che sia invidioso della felicità umana, della libertà, dell’ebbrezza della vita, che voglia sottomettere gli uomini al giogo della sofferenza”. Per l’arcivescovo, “alla modernità va bene la soddisfazione delle cose facili e apparenti, e non sopporta il limite, la fatica dell’amore. Meglio oscurare, rimuovere, sorvolare; meglio parlare solo di gioia, di successo, di festa. Come se la vita umana fosse senza limiti e ombre fisiche e morali! Coltivare questa finzione significa condannarci alla delusione fino all’angoscia”. Per il porporato, poi, “Gesù sofferente non è vittorioso perché risorge, è vincitore perché muore e, morendo nell’amore, vince la morte”. Ogni cristiano poi ha il compito di portare la luce nel mondo. E “questo compito di portare un po’ di luce vale per ogni cristiano – ha detto ancora il card.Bagnasco – ma tanto più per noi sacerdoti che siamo chiamati a portare, su una terra stanca e mentitrice, un riflesso di speranza, ad elevare le anime a poco a poco al di sopra degli abituali orizzonti”.

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