Via Crucis al Colosseo: quinta stazione, Dio scende “nel profondo della nostra notte”, per raggiungere “la terra spesso ingrata, a volte devastata, delle nostre vite”

Dio scende “nel profondo della nostra notte”, per raggiungere “la terra spesso ingrata, a volte devastata, delle nostre vite”. È la preghiera con cui si conclude la meditazione della quinta stazione della Via Crucis. “Gesù non ha portato la croce come un trofeo”, scrive Anne-Marie Pelletier, “non somiglia in nulla agli eroi della nostra fantasia che abbattono trionfanti i loro malvagi nemici. Passo dopo passo ha camminato, il corpo sempre più pesante e più lento. Ha sentito la sua carne intaccata dal legno del supplizio, le gambe fiaccate sotto il carico. Di generazione in generazione, la Chiesa ha meditato questa via segnata da inciampi e cadute”, in cui “colui che ha fatto alzare i corpi allettati, raddrizzato la donna curva, strappato dal letto di morte la figlia di Giairo, rimesso in piedi tanti afflitti”, è “affondato nella polvere”, maltrattato come “i condannati in questo mondo”.

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