Messa in Coena Domini: card. Betori, “guai a separare eucaristia ed esistenza” per evitare “ritualismo superficiale” e “un vuoto efficientismo”

“La signoria e il magistero di Gesù si racchiudono tutti nel servizio all’umanità, ed essere suoi discepoli significa uscire ciascuno dal proprio guscio egoistico e condividere la fraternità nel servizio”. Lo ha detto, ieri sera, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella Messa in Coena Domini, celebrata in cattedrale. “Gesù chiede di metterci tutti su un piano di pari dignità e uguaglianza, in cui non si rivendicano diritti, ma si offre se stessi nel servizio. E questo è possibile se ci si rapporta nell’amicizia”, ha osservato il porporato, sottolineando che “Gesù si fa servo perché si è fatto amico, e ha reso gli apostoli amici perché li ha fatti partecipi del disegno di Dio, della verità. Amare nella verità è ciò che Gesù svela e chiede”.
Il card. Betori ha, quindi, avvertito: “Guai a separare eucaristia ed esistenza! Si scivola nel ritualismo superficiale da una parte e in un vuoto efficientismo dall’altra”. Infatti, “solo nella totale donazione di sé che il Figlio di Dio compie sulla croce abbiamo l’immagine dell’autentico amore. La spoliazione di sé è chiesta a ogni discepolo del Signore”. E, “in questo perderci, ci ritroviamo davvero, perché entriamo nel cuore dell’amore di Dio, là dove risiede la sorgente e quindi il senso della nostra esistenza”. Da questo amore, ha evidenziato Betori, “può nascere un modello nuovo di società, che anticipa nel tempo i segni di verità e d’amore che attendiamo in pienezza al ritorno finale di Cristo”. “Se nell’amore come dono riconosciamo un principio sociale innovativo e risolutivo delle contraddizioni delle nostre società chiuse e dilaniate da perenni conflitti – ha concluso -, la proiezione verso il futuro nutre di speranza la nostra vita e sostiene ogni nostro impegno”.

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