Diocesi: mons. Satriano (Rossano), stamattina in carcere per la Messa e il rito della lavanda dei piedi

“La misericordia di Dio porta Gesù a spogliarsi delle sue vesti, a cingersi di un asciugatoio e a porsi in basso ai piedi dei discepoli”. Seguendo questo esempio anche il carcere può essere “un luogo dove maturare un percorso di santità”. A dirlo questa mattina mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati, che si è recato presso la casa circondariale di Rossano per vivere assieme ai detenuti la Santa Messa in vista della Pasqua e celebrare il rito della lavanda dei piedi. Presenti il cappellano del carcere, don Piero Frizzarin, i sacerdoti, don Umberto Sapia e don Clemente Caruso, il direttore del carcere Giuseppe Carrà. Tra i banchi, assieme ai detenuti, anche i volontari che animano i laboratori all’interno della casa circondariale. Il Giovedì Santo, con l’esempio della lavanda dei piedi – ha proseguito mons. Satriano – è un “chiaro invito per ogni uomo a sapersi spogliare di se stesso per porre l’altro al centro della propria vita. È in questo porsi al servizio dell’altro che il messaggio della lavanda dei piedi diviene annuncio pasquale di conversione. Anche in carcere è possibile realizzare un cammino di uscita da se stessi per realizzare quanto insegnatoci da Gesù”.
L’incontro è stato – fa sapere la diocesi – “un momento toccante, pieno di emozione, di gioia che ha rinsaldato e rinnovato il rapporto di reciproco affetto che da subito si è instaurato tra l’arcivescovo e gli ospiti della casa di reclusione, nonché con tutti i componenti dell’amministrazione penitenziaria”. Una celebrazione che si è aperta con un messaggio da parte dei detenuti: “Con la sua presenza oggi ci sentiamo ‘più famiglia’”, hanno scritto in una breve lettera. Mons. Satriano ha ribadito l’impegno della Chiesa di Rossano-Cariati per una maggore sensibilizzazione verso il mondo del carcere.

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